VIP-News
Notiziario del circolo VIP
Settembre- Ottobre 1999
In questo Numero
Articoli e rubriche:
E' difficile far cambiare idea...
Parlaci
della religione
Koan Zen
Rabya
La
Felicità
Libri
letti per voi
Ascoltati
per voi
Carissimi amici,
eccoci
di ritorno dalle vacanze, freschi, riposati e pronti a riprendere le attività.
Noi ci siamo riposati in quel di Ananda Assisi, meditando, pregando e ritrovando
gli amici spirituali. Ad Ananda abbiamo frequentato il seminario: "Come preparsi
alle emergenze di fine millennio", condotto da Peter Mac Dow.
Dopo il riposo
ci siamo dati da fare per proporvi nuove iniziative e proposte per continuare
a crescere insieme, come ormai stiamo facendo da qualche anno.
Il Circolo
è cresciuto grazie a voi, al vostro impegno, alla vostra partecipazione, alla
vostra volontà di andare avanti verso l'unione dei cuori e verso il servizio e
l'amore.
Quest'anno il Circolo, grazie a tutti i partecipanti ai corsi, seminari
e incontri, ha potuto adottare a distanza ben 12 bambini. E, l'anno non è ancora
finito!
Ma
quali sono le novità per l'anno 1999-2000?
Vediamole insieme:
-
"SMILE 2000": Laboratorio di scrittura e grafica creativa;
- Servizio di
Meditazione la domenica pomeriggio;
- Seminari di Meditazione e Kriya Yoga
mensili;
- Serate a tema: L'Enneagramma; la spiritualità e i soldi; Vivation®,
la battaglia della vita, ecc.
Proseguiranno tutti gli altri programmi: la Scuola Yoga, Primo e Secondo anno; il Reiki; 'Vivificazione e Rinascita", gli incontri: "Un Angelo per Amico"; il sabato sera insieme. Insomma, un vasto ventaglio di proposte per creare insieme la nostra 'Famiglia Spirituale' a Torino. 'Ricaricarci' per poter condurre 'fuori', nelle nostre famiglie, con i nostri amici, nel luogo di lavoro, il nostro entusiasmo, la nostra positività, la nostra gioia.
Per chi non ci conoscesse, ci presentiamo: VIP-ViviamoInPositivo è un'Associazione Culturale no-profit, aperta a qualunque credo religioso e politico, il cui scopo si basa su due obiettivi principali: 1) Crescere insieme (attraverso corsi, seminari, incontri, momenti di svago e di meditazione); 2) Aiutare i più bisognosi (attraverso adozioni a distanza).
Ci auguriamo di vedervi tutti al più presto.
Pace, amore e gioia!! Marilù e Sergio
Discutendo, polemizzan-do e contraddicendo, a volte si può anche vincere; ma è una vittoria di Pirro perché non si otterrà mai la simpatia dell'avversario".
Benjamin Franklin disse ..."Ho assi-stito a migliaia di discussioni, come spettatore e come partecipante, e ne ho visto gli effetti. Sono giunto alla conclusione che esiste un solo modo di uscirne vincitore: evitarle. Evitarle come se fossero serpenti a sonagli. Nove volte su dieci, alla fi-ne di una controversia gli avversari si ritrovano esattamente dello stes-so parere, più convinti che mai di essere dalla parte del giusto.
É im-possibile avere la meglio discutendo. Impossibile perché se si perde si perde, e se si vince si perde ugualmente. Perché? Beh, ammes-so di trionfare sull'altro e di avergli dimostrato che il suo punto di vista fa acqua da tutte le parti, cosa si ottiene? Di sentirsi forti. Ma lui? E stato messo in una condizione d'inferiorità, é stato ferito nel suo orgoglio, proverà un senso di rancore e... Vuoi aver sempre ragione? Non discutere!"
"É meglio cedere il passo a un cane che esserne morsicato per una questione di principio". A. Lincoln
Che cos'è preferibile: una vittoria finta, accademica o la simpatia di qualcuno? É raro che si ottengano entrambe.
Un giornale di Boston un giorno pubblicò questa filastrocca niente affatto stupida: "Di William Jay qui il corpo giace, Che non cambiò mai mente né voce. Aveva ragione, é vero, ma é morto Tal quale uno che ha sempre torto."
Nel
corso di una discussione si può aver ragione, ragione da vendere; ma se si vuol
far cambiare idea a qualcuno, non serve a niente, é come essere dalla parte del
torto. ... Budda disse: "L'odio non si spegne con l'odio, ma con L'amore."
E un malinteso non si chiarirà mai discutendo, ma usando tatto e diplomazia, dimostrando
un atteggiamento conciliante e il desiderio di capire il punto di vista dell'altro.
La prima reazione naturale di fronte a una situazione sgradevole è di mettersi
sulla difensiva. Attenzione, è meglio mantenersi calmi e tenere sotto controllo
la reazione istintiva: in caso contrario si possono prendere dei grossi granchi.
-
Prima di tutto bisogna ascoltare. Dare sempre all'avversario la possibilità di
parlare.
- Non opporre resistenza, difese o discussioni che creano solo delle
barriere.
-
Costruire ponti di comprensione, non muri di incomprensione.
- Cercare punti
d'accordo. Dopo aver lasciato parlare l'avversario, si considerino i punti d'accordo.
- Essere franchi. Cercare i propri possibili errori e dichiararli.
-
Scusarsi quando ci si sbaglia servirà a disarmare l'avversario e a fargli abbassare
la guardia.
- Promettere di ripensare alle idee dell'avversario e di studiarle
attentamente. E poi farlo sul serio.
- Può capitare di essere in torto. A
questo punto é molto più facile es-sere disponibili nei confronti delle argomentazioni
altrui, evitando di proseguire per la propria strada per poi rischiare di sentirsi
dire: "Ho cercato di dirtelo, ma non volevi sentire."
- Ringraziare di cuore
l'avversario per il suo interesse. Chiunque si prenda la briga di dissentire sulle
idee di qualcuno dimostra interesse per le stesse cose.
- Considerare un
genuino desiderio di chiarificazione facendo, a volte, dell'avversario un amico.
- Prima di passare all'azione concedere e concedersi il tempo di riflettere
sul problema in causa. Proponete un secondo incontro il giorno stesso o il giorno
seguente, quando tutto sarà più chiaro.
- Nel frattempo porsi le seguenti
e difficili domande: Il mio avversario potrebbe aver ragione? Parzialmente ragione?
C'è una parte di vero o di valido nella sua posizione o argomentazione? Sto reagendo
in modo da trovare una soluzione o da alleviare una mia frustrazione? La mia reazione
contribuirà ad al-lontanare o ad avvicinare l'avversario? La mia reazione mi porterà
una maggior stima del mio prossimo? Perderò o vincerò? Se vincerò, che prezzo
dovrò pagare? Se me ne starò zitto, la divergenza si sgonfierà come una bolla
di sapone? Questa situazione difficile mi è di qual-che vantaggio?
Il tenore Jan Peerce, sposato da circa cinquant'anni, ebbe a dire: "Molto tempo fa mia moglie e io abbiamo fatto un patto e l'abbiamo mantenuto anche nei momenti di maggior tensione fra di noi. Quando uno urla, l'altro lo deve stare a sentire, perché se si grida in due non esiste comunicazione, ma solo rumore e travaso di bile."
[Brani tratti da: "Come trattare gli altri e farseli amici", di Dale Carnege, Edizioni Bompiani, Milano, 1996]
E un vecchio sacerdote domandò: Parlaci della Religione.
Ed egli rispose: Oggi ho forse parlato d'altro?
Religione non è ogni azione
e ogni riflessione, e ciò che non è azione e riflessione, è una sorpresa e uno
stupore che eternamente sgorgano nel-l'anima, anche se le mani spaccano la pietra
o tendono il telaio?
Chi mai può separare la sua fede dai suoi atti e il
suo credo dal suo lavoro?
Chi può disporre delle sue ore, dicendo, " Questa
è per Dio e questa è per me; questa alla mia anima e questa al mio corpo?"
Tutte le vostre ore, da l'uno all'altro, sono ali palpitanti nello spazio. Chi
porta la sua moralità come l'abito più bello, meglio sarebbe se ne andasse nudo.
Il vento e il sole, non scaveranno la sua pelle.
E chi si conforma all'etica
per consolarsi, imprigiona in una gabbia il suo uccello canoro.
Il
canto più libero non giunge tra i pali e tra le sbarre.
E chi adora come
una finestra che si apre e si chiude, non ha ancora visitato la casa dell'anima
che da aurora ad aurora ha finestre spalancate.
La vita quotidiana è il vostro
tempio e la vostra religione. Ogni volta che vi entrate, portate voi stessi. Prendete
l'aratro e la fucina e il martello e il liuto, le cose forgiate nel bisogno o
nel diletto, poiché se meditate, non potrete elevarvi sopra la vostra gloria,
né cadere più in basso delle vostre sconfitte.
E prendete con voi tutti gli
uomini, poiché se adorate, non potrete volare più in alto delle loro speranze,
né umiliarvi sotto la loro disperazione.
E se volete conoscere Dio, non siate
solvitori d'enigmi, piuttosto guardatevi intorno, e lo vedrete giocare con i vostri
bambini.
E guardate lo spazio; lo vedrete camminare sulla nube, tendere le
braccia nel bagliore del lampo e scendere con la pioggia. Lo vedrete sorridere
nei fiori, e sulle cime degli alberi sciogliere carezze.
[Da: Il Profeta,
Gibran]
"Un'erbaccia è un tesoro, e un tesoro è un'erbaccia".
Il
maestro Suzuki ha detto:
"Per i discepoli un'erbaccia, che per la maggior
parte della gente è priva di valore, è in realtà un tesoro. Con questo atteggiamento
qualunque cosa facciate la vita diventa un'arte".
Le cose che nell'ambito della nostra esistenza consideriamo come erbacce inutili e vorremmo non esistessero rappresentano invece una grande benedizione perché ci sfidano a evolverci dal punto di vista spirituale. E quelle che consideriamo preziose come tesori in realtà ci limitano: se si tratta di un oggetto, il nostro attaccamento nei suoi confronti ci lega ad esso, se invece è una qualità del carattere, l'orgoglio fa ingigantire il nostro ego, ed entrambi ci impediscono di liberare la nostra vera natura.
Attribuendo un determinato valore a certe cose e ignorandone altre, noi ci perdiamo il valore di tutte. Quando invece diamo lo stesso valore a tutte le cose, percepiamo l'Unità della Vita.
Una
sera, la gente vide Rabiya cercare qualcosa per la strada, di fronte alla sua
capanna. Tutti accorsero per aiutare quella povera vecchia... le chiesero: "Cosa
succede? Cosa stai cer-cando?"
Rabiya rispose: "Ho perso il mio ago." Per
cui tutti si misero ad aiutarla. A un certo punto, qualcuno pensò di chiederle:
"Rabiya, la strada è grande e sta calando la notte; presto non ci sarà più luce,
e un ago è piccolissimo. Puoi dirci esattamente dov'è caduto?"
Rabiya
rispose: "L'ago mi è caduto in casa." Tutti dissero: "Sei impazzita? Se l'ago
è caduto in casa, perché lo cerchi qui?"
Lei rispose: "Perché qui c'è luce,
in casa no."
Qualcuno disse: "Anche se qui c'è luce, come possiamo trovare
l'ago, se non è stato smarrito qui? Bisognerebbe portare una luce in casa, per
poter trovare il tuo ago!"
E
Rabiya rise. "Siete molto bravi nelle piccole cose," disse. "Quando userete la
vostra intelli-genza per la vostra vita interiore? Ho visto che voi tutti cercavate
all'esterno, e so benissimo, lo so per mia esperienza personale, che quello che
cercate è stato perduto all'interno. Usate la vostra intelligenza! Perché cercate
la beatitudine nel mondo esterno? L'avete persa là?"
Quella gente rimase
confusa, e Rabiya sparì all'interno della sua casa.
[da: Sufis: The People Of The Path, Vol. I - pag. 283-285]
La felicità è contagiosa, e il riso apre le valvole dell'energia comunicativa. Il nostro bambino interiore, vivo, creativo, stimolante, deve essere incoraggiato. Affidarci solo al pensiero positivo indotto non basta. Ecco perché il riso diviene un passaggio chiave per spegnere il lavorio mentale, risvegliando la mente inconscia attraverso il non-fare e il non-pensare, e favorendo la creatività, come presupposto a libere associazioni.
Molti avranno sperimentato come le preoccupazioni e l'accanimento psichico non sempre favoriscano la consapevolezza. Il nostro corpo è in armonia quando siamo sereni, allegri, liberi, altrimenti, inevitabilmente, ci si ammala. Mentre ridere aumenta le nostre difese immunitarie, una mente preoccupata apre la strada ai nemici della salute.
I ricercatori del gruppo internazionale Arise, che si occupano di studi sul piacere, hanno dimostrato l'esistenza di un rapporto diretto tra cali dell'umore e risposte del sistema immunitario. Il riso riduce la secrezione di ormoni da stress, come il cortisolo, e stimola la produzione di betaendorfine, analgesici prodotti dall'organismo (William Frye, neurologo dell'università di Stanford).
"Il piacere è importante per la nostra salute sotto tre aspetti - dichiara il professor Warburton, coordinatore dell'Arise: Primo, può contribuire a favorire la salute fisica e mentale. Secondo, può facilitare il processo di rilassamento e proteggere dallo stress, ovvero svolgere una funzione di antidoto. Terzo, può agire come un fattore di protezione dalle malattie. Proprio come un vaccino".
Le capacità terapeutiche del sorriso stanno imponendosi sempre più decisamente all'interno di terapie olistiche non-ortodosse (vedi il caso di Norman Cousins), mirate a stimolare le capa-cità di autoguarigione. La comicoterapia è ormai utilizzata ampiamente in molte strutture ospedaliere, dove finalmente ci si è decisi a curare i pazienti e non la malattia. Il medico-clown americano Patch Adams da trent'anni nei reparti pediatrici ci va coi palloncini colorati e un naso da clown, prediligendo le strutture ospedaliere più povere, dove gli antidolorifici hanno un costo sociale troppo elevato.
L'umorismo può svolgere un'efficace funzione di anestetico naturale, permette di accorciare le distanze fra medico e paziente e di entrare più velocemente in empatia, scopi principali del delicatissimo e profondo lavoro di Adams Patch che ha dimostrato come la capacità di distrarre le mente dal dolore sia acquisibile dai pazienti stessi, con il coinvolgimento attivo dei familiari, ai quali è assegnato il compito di proseguire l'indirizzo terapeutico indicato dal medico-sciamano.
Riacquistare la facoltà di provare piacere e di ridere significa non solo desiderare la salute come diritto e non un optional, ma anche legittimare la ricerca della felicità attraverso una forma socializzante immediata e istintiva.
D'altronde, l'importanza dell'umorismo nell'apprendimento, sia rivolto ai bambini che agli adulti, è cosa nota. Gli aneddoti, i motti di spirito, predispongono l'individuo a una percezione più vasta della realtà, per cui i concetti possono essere memorizzati automaticamente, perché associati a una forma di piacere, e non a una semplice concentrazione coatta.
Inoltre il riso, come funzione centrale dell'intelligenza emotiva, è anche un semplicissimo ed efficace strumento di comunicazione e seduzione. Una persona spiritosa, immaginifica, attraverso la capacità di vedere il lato buffo delle cose, ci offre la possibilità di osservarle da un altro punto di vista, rispetto ai nostri riferimenti educativi e culturali, stimolandoci a non prenderci troppo sul serio e a sdrammatizzare gli accadimenti.
Ma, attenzione, come non tutto il male vien per nuocere, non tutto il ridere fa bene. C'è infatti chi nella conversazione utilizza sistematicamente la battuta di spirito per umiliare gli altri. Il sarcasmo, in quanto forma di aggres-sività dissimulata (quella che la psicologa Marina Mizzau definisce una "trasgressione consentita") può rap-presentare anche un'arma del disprezzo, uno stratagemma psicologico funzionale per aggredire il prossimo e porsi al di sopra delle parti, in modo indiretto e apparentemente innocuo. Ci sono persone sprizzanti e persone sprezzanti, ma non è difficile riconoscerle.
Comunque, a parte gli "scherzi", ridere fa sempre molto bene. Nei rapporti e soprattutto in famiglia, l'allegria è un'ottima valvola di sfogo per ansie e frustrazioni.
Ecco una barzelletta raccontataci da Branko Bokun, autore di "Ridere per vivere", Mondadori: "Due rane cascano in un secchio di latte. Una rana è pessimista e dice: "Non ho nessuna possibilità di so-pravvivere, meglio morire subito che soffrire a lungo e inutilmente". Così smette di nuotare e annega. La seconda rana è ottimista e dice: "In fondo la situazione non è così male: c'è latte in abbondanza e non morirò certo di fame! E così, tutta contenta, inizia a cantare e a ballare. Balla e canta. Dopo mezz'ora, nel secchio del latte si forma il burro e la rana ottimista si salva."
Si può apprendere la felicità? Tutti gli studi nel campo della salute ci assicurano che dovremmo cominciare col ridere di più, perché ridere fa bene. Anzi fa benissimo.
Per il buddismo Zen quindici minuti di risate equivalgono a sei ore di meditazione. Lo dicevano già i nostri nonni e ora gli scienziati lo confermano. Le persone allegre e ottimiste vivono più a lungo, e soprattutto vivono meglio. Come scriveva lo psicanalista Ernst Kris: "Sotto la spinta della battuta di spirito, torniamo all'allegria dell'infan-zia. Possiamo finalmente liberarci dai legami del pensiero logico e divertirci in una libertà dimenticata da anni".
LA GENTILEZZA
Di Guido Da Todi
Molti di noi - ne sono profonda-mente convinto - seguono la scoscesa vita spirituale con una fedeltà senza pari. Giocano il loro ruolo di padri e madri, di mariti e mogli, di figli, di studenti; e, dentro, un geroglifico insistente, infiammato li affascina e attrae, nei suoi significati, sovente inespressi in modo integrale alla loro consapevolezza esteriore..
Credo in tutti voi!
Sovente, per varie, ovvie ragioni, la vostra strada è difficile. Conciliare gli interessi sociali, personali, che vi sono propri, e le vostre innumerevoli attività; armonizzarvi con chi vi sta vicino; ed accordare, pure, il desiderio di "perfezione" che, a volte, si alza nel vostro orizzonte interiore, con la "fiammella" che continua ad ardere, non è, di solito, facile.
Ma, forse, il difetto di noi - donne ed uomini di questo secolo, e di questa razza planetaria - continua ad essere un desiderio, estremamente premuto, verso il perfezionismo accentuato, verso una vita che, in fin dei conti, vorremmo rendere diversa dalla semplicità integrale, che possiede la levigatezza e la forma cosmica del semplice uovo: simbolo efficace e completo dell'esistenza perfetta.
Continuiamo a credere che la divinità esiga - lungo il sentiero - delle atroci forme di sacrificio personale, dei salti evolutivi rapidi ed improvvisi, ed esprima delle torturanti esigenze, per decidersi, infine, a rendere terso quel nostro famoso e "famigerato" ego, sì da fargli percepire le Radici di cui è parte; e, di conseguenza, darci la gioia ultima della fusione con l'universale. È stancante, allora, lo stress che ne risulta.
Parliamo, allora, della "gentilezza". Questo atteggiamento umano, questa forma di naturale approccio verso le persone e le cose, può esse-re paragonato - senza alcun stridore simbolico - all'olio che siamo abi-tuati ad aggiungere nel motore della nostra auto, nella sua periodica manutenzione. E lo vedremo. Privo di olio, il motore entra - presto - nell'usura dei suoi componenti; e, alla fine, si rovina in modo irrimediabile, e viene posto da parte.
La gentilezza è una delle tante e poliedriche forme di quell'amore verso cui ci spingono le Sacre Scritture di ogni tempo, e le esortazioni di ogni Guida dell'umanità. Solo che non ci si pensa, a causa della presunta ovvietà del concetto. Se comprendiamo che la gentilezza, sinceramente espressa e sentita nell'animo, non ha nulla di diverso dalla tanto decantata manifestazione di tenerezza verso il prossimo, ci renderemo conto del come sia - poi, e in definitiva - molto facile e gradevole la strada dell'evoluzione.
Questo sentimento è la manifestazione di fusione democratica più sociale che esista. È una via a doppio senso. È rivolta ad ogni aspetto della rete sociale che ci coinvolge. Si dirige - con eguale diritto e dove-re - all'umile sconosciuto, ed al grande affetto personale e quotidiano - che vive sotto il nostro medesimo tetto. E rigenera qualunque tipo di rapporto, che si fosse infeltrito e consunto.
Un uomo ed una donna, naturalmente e spontaneamente gentili, attraggono l'intera umanità che contattano, per tutto il tempo della loro esistenza in questa terra. La gentilezza non fa due pesi e due misure. Non si rivolge solo agli estranei. Se spontanea, nel proprio cuore, si esprime anche verso la propria moglie e verso il proprio marito; di mattino, appena levati; di giorno; e di sera, prima di addormentarsi. E, in effetti - fateci caso - è solo grazie ad essa che molti matrimoni si perpetuano, costantemente rinnovati; o, anche, sono capaci di rige-nerarsi.
Il Sentiero è fatto - come ci insegna il nobile Taoismo - di piccole scaglie dorate. La gentilezza con tutti, e con se stessi, porta, in tempi brevi, all'armonia soggiacente alle cose. Chi è gentile, è amico di Dio. E Dio - annidato in ogni suo delicato rapporto con gli altri - non manca di rispondere sempre indicibilmente all'appello. Avete mai notato come siete attratti da una persona di indole gentile? Vi sentite rispettati, amati, considerati. E ciò vi basta, per stabilire un nesso di natura superiore con quell'uomo e quella donna. Un atto di gentilezza, una volta espresso, lascia un incantevole alone elettromagnetico attorno a sé, che costituisce una fiorente benedizione occulta per coloro che ne sono il soggetto e l'oggetto.
Una qualunque manifestazione non gentile, sdrucisce qualcosa nella vita interiore di chi la esprime - e di chi non sa difendersi da essa; e ci vorrà qualche tempo per recuperare l'equilibrio interiore, necessario a tutti per attingere alla creatività personale ed all'armonia innata della vita. Ora, noi ci lasceremo. E ognuno di noi tornerà nel gioco abituale dei suoi rapporti umani. Quante persone incontreremo?
Proviamola, questa chiave!
Una persona che non conoscesse nulla dei Grandi Misteri Ecclesiastici, ma che - comunque - vivesse un costante, tenero e sincero rapporto con i suoi simili, raggiungerebbe - senza alcun dubbio - la meta riservata ad ogni ciclo umano: l'armonia definitiva con il Tutto.
A cura di Annalisa Continenza
"Il potere della visualizzazione creativa" di Shakti Gawain ì, ed. I Nuovi Delfini
Best seller mondiale,
tradotto in 25 lingue, questo libro può davvero fornirvi validi spunti e ottimi
strumenti per la vostra crescita personale e spirituale. L'autrice, insegna da
molti anni, conducendo seminari in tutto il mondo. La 'visualizzazione creativa'
è una tecnica che insegna ad utilizzare l'immaginazione per 'lavorare' attivamente
sulla nostra vita e raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissi. Ognuno potrà
imparare ad agire dove ritiene siano le sue carenze, le difficoltà o anche solo
per migliorare: amore, lavoro, rapporti interpersonali, prosperità, ecc. Vi sono
capitoli molto interessanti su: energia, rilassamento, affermazioni, meditazioni
di guarigione.
Come creare il 'nostro santuario', cioè un posto dentro di
noi dove poterci recare ogni volta che vogliamo rilassarci e trovare la pace interiore.
"Da Single a Coppia" di Maria Luisa Mirabella e Sergio Pinarello ed. L'Età dell'Acquario Alcune domande hanno gui-dato la stesura di questo te-sto: "Se avessi saputo di più, quando ho affrontato le mie precedenti relazioni, avrei potuto evitare alcuni errori? Cosa avrei dovuto sapere? E come avrei potuto apprende-re queste cose prima che fosse l'esperienza stessa ad insegnarmele?
Di Roberto Galvano
Luce
a voi tutti!
Proseguiamo il viaggio tra i testi che a mio parere esco-no
dalla banalità, con questo brano scritto da Francesco De Gregori e interpretato
da Fiorella Mannoia e pubblicato nell'album "I treni a vapore".
"TUTTI CERCANO QUALCOSA"
Tutti cercano qualcosa magari per
vie infinite, magari per vie difficili e misteriose, a volte con arroganza e a
volte senza pudore, a volte senza speranza e ormai nemmeno più dolore,
soltanto
per un po' di tempo o per la vita intera
nel sole di mezzogiorno o nella polvere
di questa lunga sera.
Tutti cercano qualcosa che non sanno più
ma io
di più, ma io di più
Mi manchi che fuori è freddo, mi manchi che fuori piove,
che fuori c'è quest'aria scura che non si muove
e manchi a tutta quanta
la terra a tutta la gente del mondo,
mi manchi da tutto il tempo nel tempo
di questo secondo e mancano le parole
e manca il fiato e la voce diventa
di vetro
in questo tempo affilato, tempo che prende fuoco se manchi tu…
Ma io di più, ma io di più…
E sarà fuoco e sarà Amore…
Oppure non sarà.
E sarà amore da guardare finché non ci vedrà.
E sarà Amore da pregare finché
non tornerà.
***
"Manchi a tutta quanta la terra a tutta la gente del mondo!… Questa frase mi colpisce particolarmente, leggo tra le righe un'Invocazione velata e immagino che De Gregori abbia volontariamente scelto di non usare la parola "Dio", per lasciare libertà d'interpretazione a chi ascolta.
Un altro spunto di riflessione viene dalla frase: "Tutti cercano qualcosa, magari per vie difficili" … Il messaggio che io leggo è: "Cercate dentro di voi!" E mi viene in mente la Meditazione… forse una via non semplice, ma … sicura.
Nelle parole del ritornello
che inneggiano all'Amore, ancora una volta emerge quanto sia importante questo
sentimento, indispensa-bile motore della vita.
Oggi, alle soglie del Terzo
Millennio, impariamo a nutrire il nostro cuore, apriamo le porte all'amore più
esteso, i benefici per noi saranno immediati e il futuro più luminoso per tutti.
Con amore!
Roberto
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Questa
pagine è aggiornata al 10 agosto 1999
Maria
Luisa Mirabella e Sergio Pinarello - VIP ViviamoInPositivo - viviamoinpositivo@gmail.com