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Uniti per crescere insieme |
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Il Natale |
Un sito per coloro che desiderano responsabilizzarsi
nei confronti della loro salute e del loro destino.
Purtroppo il Natale è diventato un fatto più
commerciale che spirituale, possiamo dire con una certa amarezza che molti hanno perduto il vero spirito di Natale.
Tutti gli anni, infatti, già un mese prima di questa santa festa i negozianti
provvedono a decorare le vetrine dei loro negozi onde approfittare di questo
momento per guadagnare di più.
Questo fenomeno, comunque, non tocca minimamente chi
è in grado di vedere il lato spirituale del Natale perché, al di là delle
apparenze materiale, sa discernere il
vero senso del santo Natale.
Qual'è dunque questo “vero senso”? È il sentimento di
amore e di comunione che ci dovrebbe aiutare a comprendere l’anima dei nostri
simili, amarli e perdonarli se ci hanno fatto del male.
Cristo, sei venuto tra gli uomini, quale sorgente di luce,
la Tua nascita ineffabile, precede l’inizio del tempo.
Sei il raggio di luce che brilla col Padre.
Uno dei caratteri della vita contemporanea che più la differenziano
da quella del passato è l'ampiezza e la rapidità delle comunicazioni. Quello
che avviene in ogni parte del mondo è portato immediatamente a conoscenza
degli uomini a mezzo della Radio, della Televisione, dei giornali ad ampia
tiratura. Ma che cosa trasmettono? Anzitutto le più importanti notizie politiche,
sociali, economiche; ma con maggiore ampiezza, i delitti, gli scandali, le
avventure amorose delle persone in vista.
Invece vi è un aspetto importante della vita umana sul quale le
notizie trasmesse sono assai rare; un aspetto assai significativo che riguarda
l'attesa di un importante rinnovamento religioso correlato con la venuta di un
Messaggero divino, di un Profeta, di un Istruttore, di un Salvatore, o
addirittura di una Incarnazione Divina.
Tale attesa si basa sopra dati storici indiscutibili. Quando le
realtà dello spirito tendono a scomparire dalla coscienza degli uomini sono
comparsi Esseri altamente spirituali, tra essi vi sono stati fondatori di
religioni, saggi, istruttori e profeti. A tal proposito basti ricordare:
Confucio e Lao-Tse in Cina; Il Buddha
in India; Zoroastro in Persia; Solone, Platone e Pitagora in Grecia; Mosè,
Isaia, Maometto e Gesù in Oriente. Fra i moderni troviamo: Baha, Sai Baba,
Ullah-Ramakrisna, Vivekananda, Gandhi e Aurobindo.
Questi Esseri spesso sono comparsi per promuovere un nuovo ciclo
di civiltà e cultura: hanno istruito ed
illuminato ed hanno costituito un potente fermento; hanno sparso germi vitali
il cui influsso è andato crescendo, dando origine ai movimenti spirituali e
alle religioni. Sono venuti quasi sempre in momenti di gravi crisi religiose,
sociali, morali, di un popolo o di un'epoca, in periodi di transizione da
un'era ad un'altra. Questo è stato espresso nel modo più esplicito con le
seguenti parole nel grande poema religioso indiano Baghavad Gita (il Canto del
Signore): “Ogni qualvolta la legge decade e insorge ovunque la licenza, io mi
manifesto.” - “Per la salvezza dei buoni e la distruzione dei malvagi, per
instaurare saldamente la legge, Io m'incarno di età in età.” (IV, 7-9)
Tale attesa “messianica” non è nuova; ma attualmente ha assunto
una ampiezza mondiale, essendo presente in varie parti della terra, ed ha
portato ad una vasta opera di attiva preparazione.
Fra le varie religioni, l'Induismo è quella che più ha sviluppato
la dottrina dei Messaggeri Divini o Avatar. La radice “av” di questa parola
sembra denotare l'idea di protezione dall'alto; si può perciò dire che la
parola “avatar” vuol dire “discende con l'approvazione della sorgente
superiore e con beneficio del luogo ove arriva”.
Le informazioni più importanti sul prossimo Avvento sono state ad
Alice Bailey dal maestro Djwal Khul (il
Tibetano). Sarebbe troppo lungo riferirle in questo scritto, sipossono trovare
nel volume “Il Ritorno del Cristo” (Ed. Nuova Era). A noi basta sottolineare
che l’attesa passiva dell’Avvento non serve a nulla, è infatti richiesta una
cooperazione attiva da parte dell'umanità. Spetta a tutti noi preparare le vie
del Signore, in modo da facilitare e affrettare la Sua venuta. A tal scopo vi
sono i due modi che descriveremo brevemente.
1. Le attività esterne
per affrettare l’Avvento.
In queste attività possiamo inserire tutte quelle che tendono ad
instaurare una maggiore giustizia sociale ed una più equa ripartizione delle
risorse naturali fra i popoli. A queste si aggiungano quelle rivolte a creare
buoni rapporti di intesa e collaborazione fra i vari gruppi umani (classi
sociali, nazioni, religioni, razze, ecc.), e favorire una maggiore istruzione
delle masse e degli individui. È anche assai utile diffondere le informazioni
riguardanti l’Avvento, suscitando ed intensificando lo “spirito di attesa” fra
gli uomini.
Tutto ciò può venir fatto, sia con una azione diretta, mediante la
parola o qualche fotocopia distribuita ad amici e conoscenti.
2. La preghiera.
A questo scopo è stata preparata un’invocazione specifica, assai
utile purché venga recitata con sentimento e concentrazione mentale. Da alcuni
anni viene usata per preparare l'Avvento è
stata tradotta in più di 40 lingue ed ha avuto una grandissima
diffusione in tutto il mondo.
Si potrà comprendere il grande valore di questa Invocazione
ricordando Gesù che ammoniva: “bussate e vi sarà dato, chiedete e vi sarà
aperto”. In effetti recitando la Grande invocazione noi permettiamo a Coloro
che ci guidano dall’altro di intervenire con la loro Luce ed il loro Amore
negli affari dell’umanità.
Questa Invocazione vale per tutte le religioni, ogni fedele userà
al posto del Cristo con quello più corrispondente al suo credo (Avatar, Buddha,
Maitreya, Messia, Imam Nadhl, ecc.). I nomi non hanno importanza, tanto più che
ognuno essi indicano comunque un Grande Rappresentante della Divinità.
Prima di recitare l'Invocazione è utile collegarsi mediante il
pensiero a tutti coloro che la stanno recitando in quel momento, questo ne
aumenta molto la validità. Quindi va recitata lentamente, a bassa voce, facendo
delle brevi pause fra una strofa e l'altra. È pure utile recitarla alla fine di
una attività di gruppo.
Dal punto di Luce entro la Mente di Dio
Dal punto di Amore entro il Cuore di Dio
Dal centro ove il Volere di Dio è conosciuto
Dal centro che vien detto il genere umano
È necessario comprendere che le varie attività spirituali, sociali
e umanitarie che fanno parte della “preparazione”, hanno un grande valore
perché contribuiscono a creare un avvenire migliore favorendo il momento in
cui vi sarà un’umanità migliore e più “umana”.
Pertanto il movente di quanto faremo dovrà essere puro e
disinteressato, dovrà essere l'Amore che ci spinge ad aiutare i nostri simili
senza pace, sofferenti, brancolanti nel buio o illusi dalle false illusioni del
mondo materiale.
Camminando in questa direzione potremo sentire la gioia di
appartenere ad una schiera di pionieri, e potremo star certi che quanto faremo
per facilitare l'Avvento sarà essere scorto da “Colui che viene” che ci aiuterà
certamente con il Suo aiuto e la Sua protezione.
Questo importante periodo è contrassegnato da alcuni momenti
fondamentali:
1° momento: l’Avvento, che inizia quattro settimane prima
del santo Natale.
2° momento: l’Annunciazione, in cui l’Angelo informa Maria
che diventerà madre del Salvatore.
3° momento: l’Immacolata concezione, in cui Maria e Giuseppe
offrono un corpo purissimo a colui che si sarebbe chiamato Gesù.
4° momento: il santo Natale con la celebrazione della
nascita di Gesù,
5° momento: i 12 giorni santi dell’anno (dal 26 dicembre al
6 gennaio) che indicano le prove che ogni ricercatore deve affrontare e
superare.
6° momento: l’Epifania, dove i doni dei Re Magi ci indicano
come dovremmo agire per crescere spiritualmente.
Vengono così chiamate le quattro settimane che precedono il
Natale, questo periodo potrebbe essere indicato come “preparatorio”: un periodo
di penitenza e di attesa . La Chiesa, celebrando ogni anno la “liturgia
dell’Avvento”, vuole commemorare in modo fattivo la lunga attesa che ha
preceduto la venuta del Salvatore.
Per quanto riguarda l'Annunciazione leggiamo in Luca: “E
l'Angelo le disse: Non temere Maria, perché tu hai trovato grazia presso Dio.
Tu concepirai nel tuo seno e darai alla luce un figlio, e gli porrai nome Gesù.
Egli sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Iddio gli
darà il trono di Davide, suo padre e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno,
ed il suo regno non avrà fine” (Luca 1:30 33)
L’Annunciazione è in rapporto alla purezza simbolizzata dalla
Vergine Maria. Quali aspiranti spirituali dobbiamo coltivare la purezza nei
pensieri, parole ed azioni. Se vogliamo essere un canale efficace per l'energia
Cristica, dobbiamo purificarci “perché un vaso sporco non può contenere la pura
e santa forza di guarigione”.
L’Immacolata Concezione rappresenta il modo costruttivo in
cui andrebbero utilizzate le nostre energie: nella purezza d'intenzione e in
armonia con le Leggi della Natura.
La Vergine Maria (la purezza) e Giuseppe (la santa Mente)
sono il simbolo della duplice forza presente in ciascuno di noi, e simbolizzano
la capacità di controllare il corpo del desiderio. Solo quando saremo in grado
di controllare i desideri e le passioni potremo conquistare noi stessi l'Immacolata
Concezione.
Come tutti sanno la nascita di Gesù, avvenuta 2000 anni or
sono, rappresenta il compimento delle varie profezie fatte ad opera dei profeti
di cui la Bibbia ci narra le vicende. È un fatto storico che abbiamo il piacere
e il dovere di ricordare e celebrare. Vediamo perciò alcune interessanti
profezie dell'Antico Testamento circa la venuta del Cristo.
Leggiamo in Isaia:
“Il Signore stesso vi darà dunque un segno: ecco, la Vergine
concepirà e darà alla luce un figlio e gli porrà il nome di Emmanuele” (7:14).
“Ecco ci è nato un pargolo, ci è stato dato un figlio, ha
sopra le sue spalle il principato e si chiamerà: l'Ammirabile, il Consigliere,
l’Iddio Forte, il Padre Eterno, il principe della Pace” (9: 5).
“Allora si apriranno gli occhi dei ciechi, e si apriranno le
orecchie dei sordi; lo zoppo salterà come un cervo, la lingua del muto eleverà
canti di trionfo, poiché sorgenti d'acqua sgorgheranno nel deserto e torrenti
scorreranno nella steppa” (35:5 6).
“Con iniqua sentenza fu condannato. Chi pensa alla sua
sorte, come egli è stato tolto dalla terra dei vivi e messo a morte per
l'iniquità del suo popolo? Gli fu preparata una tomba fra gli empi, lo si unì
nella morte con i malfattori. Eppure non commise ingiustizia e non vi fu
menzogna sulla sua bocca” (53:8 9).
“Perciò gli darò in eredità le genti e riceverà masse
infinite, perché consegnò la sua vita alla morte, e fu annoverato fra i malfattori,
Egli che tolse i peccati di molti e si fece intercessore per i peccatori” (53:
12).
Queste profezie furono scritte 700 anni prima della nascita
di Gesù, essendo divenute familiari a migliaia di persone ognuna di esse
sperava d'essere testimone del loro adempimento. Ignoravano tuttavia che Maria
e Giuseppe, due Esseri altamente evoluti che non avevano più la necessità di
rinascere in un corpo di carne, si
stavano preparando a rinascere di nuovo. Perché? Per offrire un corpo perfetto
a Gesù che, con il battesimo, avrebbe ospitato in sé lo Spirito del Cristo, un
Arcangelo solare che si sarebbe sacrificato per portare agli uomini quella
conoscenza che “rende liberi”.
In relazione alla Santa Nascita possiamo leggere nel
Vangelo di Luca: “... si compirono i giorni in cui doveva avere il bambino, e
diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose a
giacere in una mangiatoia, perché non vi era posto per loro nell'albergo”.
Esotericamente possiamo dire che la greppia rappresenta il cuore, mentre l’albergo
la testa. Da questa interpretazione risulta che il Cristo deve dapprima nascere
nel cuore, in spirito di umiltà totale, perché non vi è posto nell'albergo
(testa).
Vigilia viene dal latino vigilare e trae origine dai
pagani, che la chiamavano “pervigilia”, e solevano passare la notte precedente
le famose feste di Venere, Cerere e
altre divinità, in canti, danze, e spesso ancora nelle più vergognose
dissolutezze.
Il Cristianesimo sostituì le preghiere alla canzoni lascive
ed il digiuno al libertinaggio. I primi cristiani passavano infatti in
mortificazioni e preghiera la notte antecedente alle solennità. Con il passare
del tempo la Chiesa abrogò tali veglie ad eccezione però della vigilia di
Natale che, all'inizio, era contraddistinta da un rigoroso digiuno. In seguito
si cominciò a fare uno spuntino che, nel tempo, degenerò diventando il
banchetto sontuoso ancor oggi in uso con il nome di cenone.
Con il Natale si festeggia la ricorrenza della nascita del Salvatore, un Dio fattosi umano per proporre agli uomini una vita migliore. Si simboleggia il suo ritorno, ma è una pura allegoria, da 2000 anni Egli è infatti con noi e senza il suo influsso spirituale l'uomo sarebbe preda degli istinti animali e non avrebbe alcuna motivazione a fare il bene e coltivare l'amore universale.
Tra le solennità maggiori della Chiesa, quella del Santo Natale ha sempre tenuto il primo luogo dopo quella di Pasqua e di Pentecoste. La nascita del Salvatore fu sempre annunziata al popolo con solennità. A Marsiglia la si annunziava da quattro coristi e dall'arcidiacono. Tutti si prostravano allora a tale annuncio e baciavano la terra per onorare il Messia. A Costantinopoli si portava a baciare il Santo Vangelo della natività agli imperatori con pompa e magnificenza.
Pare che nei primi tempi, specie
nella Chiesa d'Oriente, si festeggiasse il Natale unitamente all'Epifania. In
seguito le due feste furono separate fissando quella del santo Natale al 25
dicembre e l'altra al giorno 6 di gennaio. In questo giorno avevano luogo le
antiche eulogie, cioè la Benedizione e la dispensa dei pani benedetti, i quali
erano anche inviati in dono ai sovrani per significare l'unione reciproca dei
Cristiani. Da ciò forse ebbero origine gli auguri ed i doni che i Cristiani
sogliono fare in questa solennità.
Questi giorni, che vanno dal 26 dicembre al 6 gennaio,
rappresentano dei momenti di avanzamento spirituale, la cui chiave
interpretativa si trova nel segno zodiacale corrispondente ad ognuno dei giorni
in questione: Ariete il primo giorno, Toro il secondo... e Pesci il dodicesimo.
Pertanto, iniziando dal giorno dopo Natale e continuando
fino all’Epifania, dovremmo meditare sul profondo significato di ogni Segno
zodiacale, perché rappresenta la lezione che ciascuno di noi deve imparare e
simbolizza le prove alle quali occorre far fronte, i doveri da compiere, i
difetti da vincere e le virtù da sviluppare.
Epifania vuol dire manifestazione. È una
delle principali feste della Chiesa, d'istituzione antichissima, forse
apostolica, e ricorda tre manifestazioni di Gesù: la 1° ai Gentili nella
persona dei Magi, per mezzo di una stella prodigiosa; la 2° ai Giudei nel
Battesimo nel Giordano, quando lo Spirito Santo apparve sopra di Lui in forma
di colomba; la 3° ai discepoli nelle nozze di Cana, con il miracolosa
cambiamento dell'acqua in vino.
I Greci avevano per costume di
celebrare in questo giorno anche la Nascita del Salvatore e chiamavano questa
festa la Teofania o la festa
dei lumi. In molte parti d'Italia viene
solennizzata in modo caratteristico ed è chiamata la Festa dei Re, la Pasquetta ed
anche la Befana.
Epifania, ultimo dei dodici giorni santi dell’anno, significa “manifestazione di Dio”. E’
interessante notare che dal punto di vista storico l'Epifania era celebrata
come facente parte del periodo natalizio, infatti non la si considerava una
festa a parte fino all'anno 813. Dal punto di vista esoterico indica il momento
in cui possiamo estrarre l'essenza spirituale delle lezioni apprese durante i
dodici giorni precedenti, ed è il momento propizio per amalgamare i doni
spirituali ricevuti.
Nella Bibbia sta scritto che il Cristo prese su di sé le reazioni peccaminose della gente e sacrificò la sua vita. Ma i cristiani hanno stabilito che Cristo debba continuare a soffrire mentre loro fanno ogni tipo di sciocchezze. Hanno fatto firmare a Gesù Cristo un contratto dove si impegna a prendere le loro reazioni peccaminose mentre essi fanno quello che vogliono. Cristo fu così misericordioso da prendere su di Sé tutti i loro peccati ma questo non li induce a non commetterne più" (A. C. Bhaktivenanda Swami Prabhupada, Incontri con il maestro spirituale).
Penso che il personaggio più discusso negli ultimi 2000 anni
sia Gesù di Nazareth, detto il Cristo.
Ciò malgrado ben pochi possono dire di sentirlo familiare come "uno
di casa". Ho conosciuto alcuni
praticanti cristiani che, a parole, conoscevano il Cristo nei più intimi
dettagli ma che, trovandosi a fronteggiare una pesante crisi, sia essa di
salute, finanziaria o affettiva, non hanno saputo trovare in lui quella
presenza amica quel conforto tanto declamato.
La riprova a quanto sopra la troviamo pure nel considerevole
numero di persone, troppe forse, che dicono di avere pregato per anni senza
aver ottenuto la grazia desiderata.
Esse sono state di certo animate da buone intenzioni ma probabilmente è
mancata quella fede, ovvero fiducia, che può nascere solo da un rapporto di
intima conoscenza ed amicizia.
Personalmente ritengo che Gesù il Cristo sia un personaggio
troppo dissimile dalle nostre comuni caratteristiche per poter essere
facilmente considerato come un intimo amico.
La massima "Così in alto così in basso" ci porta a comprendere
quanto sia difficile un rapporto di amicizia con Lui, che non abbiamo mai
conosciuto, quando vi sono già notevoli difficoltà nel considerare amica una
persona che conosciamo e frequentiamo da anni.
Gesù si presenta talmente diverso, e pertanto
incomprensibile, da ricordarmi i consuntivi annuali delle grandi aziende dove
compaiono numeri con nove o dieci zeri e che per noi, abituati ad una ben più
modesta economia, non hanno quella realtà che gli esperti invece gli
attribuiscono.
Per realtà si intende infatti ciò su cui si è
d'accordo. Tutto è relativo; l'essere
d'accordo su una cosa significa perciò vederla nello stesso modo e ciò permette
di parlarne e di scambiarsi le proprie opinioni al proposito. Tra figli e genitori manca spesso la realtà,
intesa in questo senso, ed allora il rapporto si deteriora e la comunicazione
si assottiglia sempre di più.
Affinché la comunicazione possa esistere, e sostenersi nel
tempo, è necessario che vi sia un comune accordo sulla realtà in esame. Ciò con
Gesù non accade; la sua realtà è quella di aiutare gli altri al prezzo
di umiliazioni e del sacrificio cruento della sua stessa vita. La nostra realtà
considera sempre con estrema cautela ogni forma di sacrificio a favore degli
altri. Tempo, danaro e disponibilità vengono sempre filtrati dall'egoismo
personale e le monetine che ancora vengono date nella questua domenicale
illustrano assai bene questa situazione.
Pochi veramente conoscono chi è, e cosa fa, Gesù il Cristo.
Notate che non uso il solito tempo passato "chi era e che cosa ha
fatto" ma il presente, perché Gesù il Cristo non è un personaggio
dei tempi lontani ma una presenza viva e attuale. Vediamo di tracciare un breve
profilo di questo grande Maestro e dello scopo della sua missione.
Il nostro pianeta, oltre all'atmosfera fisica, che tutti
possono percepire, possiede pure una atmosfera sottile che viene
chiamata Mondo astrale o Mondo del desiderio, che rappresenta l'ambiente
emozionale dove ognuno di noi ha un suo spazio che, pur essendo privato, non
manca di interagire con tutto il circondario. Nel Mondo astrale le emozioni, i
desideri e le passioni sono supportate da una sostanza/energia in continua vibrazione.
Un'emozione elevata è contraddistinta da sostanza leggera ed alte vibrazioni
mentre per le basse emozioni, come l'odio e l'egoismo, accade il contrario.
Un'emozione nobile tenderà a portare alte vibrazioni in
tutto il Mondo astrale mentre un'azione
cattiva sarà sempre legata ad emozioni con basse vibrazioni capaci di
abbassare, seppur di poco, le vibrazioni di tutto il Mondo astrale a svantaggio
di tutta l'umanità.
La venuta del Cristo è stata necessaria perché, nel corso
dei secoli, la malvagità aveva abbassato le vibrazioni del Mondo astrale al
punto tale da precludere i sentimenti più nobili ed il ricongiungimento
spirituale con il Padre celeste. Il Signore Cristo, a differenza degli altri
Profeti che sono stati dei terrestri molto evoluti, è uno Spirito solare che,
di sua spontanea volontà, in un atto di grandissimo amore, decise di entrare in
un corpo terreno onde mostrare come l'uomo stesso, comportandosi secondo certe
direttive, potesse superare i travagli terreni quali il peccato, la morte e la
malattia.
La crocifissione del corpo di Gesù di Nazareth ha liberato
lo spirito del Cristo, che era entrato in lui al battesimo. Da quel momento il
Cristo è diventato lo Spirito del pianeta terra, che compenetra il pianeta e
partecipa alle esperienze di vita degli innumerevoli esseri, uomini compresi,
che vi nascono, vivono, soffrono, e muoiono. Narra infatti il Vangelo che alla
morte del Signore il velo del tempio si è squarciato, dipingendo in modo
simbolico la grande onda di luce che lo spirito del Cristo ha riversato nel
Mondo astrale sollevandone le vibrazioni al punto da creare una luce accecante
che arrivò persino ad oscurare quella del sole.
Da quel giorno lontano il Cristo si adopera costantemente
per risollevare le vibrazioni della materia astrale abbassate dalle azioni
cattive di ognuno di noi. Se non vi fosse la sua opera continua il Mondo
astrale sarebbe presto ridotto come duemila anni fa e non vi potrebbe più
essere alcuna possibilità di avanzamento spirituale. Seppur breve questo profilo
del Cristo dovrebbe farci comprendere e valutare l'opera di salvezza da lui
compiuta e continuamente rinnovata nei sacrifici eucaristici che vengono
offerti giornalmente dai sacerdoti in ogni parte del mondo.
Questo è il significato della sua grande promessa:
"Io sarò sempre con voi". Per chi non conosce questa frase tende
a disorientare ancora di più in quanto, per noi, riesce già difficile mantenere
le promesse un giorno per l'altro. In effetti la promessa di Gesù, seppur
mentalmente accettata, non può trovare in noi quella accoglienza che dovrebbe
formare il terreno fecondo per le radici della vera fede. Quella fede di cui
basta un granello per smuovere una montagna.
Il non comprendere questa promessa nel più profondo dei suoi
molteplici significati è forse il maggior torto attribuibile all'umanità.
Vuotare di significato una promessa del genere significa togliere al Cristo la
possibilità di essere quel vero amico tanto decantato nei sermoni
domenicali e dalla letteratura cristiana.
Un vero amico deve essere con noi nei momenti più duri e
difficili così come in quelli di gioia. Gesù ha promesso di essere sempre con
noi, ma quanti Gli hanno offerto un momento felice affinché ne partecipasse?
Quanti Gli hanno chiesto di presenziare al concepimento di un figlio o alla sua
nascita? Agli esami scolastici? Al matrimonio? Al delirio di un familiare in
agonia? Penso pochi, forse nessuno. Eppure la promessa è lì da leggere e
rileggere. Come i consuntivi delle grandi aziende, entra negli occhi ma non
arriva al cuore, è troppo diversa dalle cose abituali e resta distante, fredda
e presto dimenticata.
Si dovrebbe comprendere, una volta per tutte, che lo Spirito
del Cristo è presente in ognuno di noi, nei nostri genitori, nei compagni di
scuola, nei colleghi di lavoro, nei familiari ed in tutti gli altri, ricchi o
poveri, sani o malati, simpatici o meno. In ognuno di essi si cela il Cristo,
quasi sempre piegato sotto un'ennesima sofferenza, novello Cireneo con il
compito disumano di portare sulle spalle non una ma cinque miliardi di croci.
La nostra crescita spirituale inizierà veramente soltanto quando cesseremo di
cercare il volto del Cristo nelle opere d'arte, più o meno famose, e smetteremo
di considerare Gesù alla stregua di un illustre personaggio che ha fatto il suo
tempo.
"Io sono la vite e voi siete i tralci",
sono sue parole, tutti noi facciamo parte del corpo di Cristo. Non si
dimentichi che la parola "chiesa" all'origine indicava assemblea di
gente riunita. Noi, tutti insieme,
siamo il corpo del Cristo e Lui soffre e gioisce con noi in ogni istante della
nostra vita. Questo è il fatto più importante da comprendere pienamente. Egli è con noi ma, quale essere spirituale,
manca delle mani fisiche per poter sorreggere i deboli, manca della parola
fisica per portare un messaggio di speranza e di conforto. Dobbiamo essere noi
che Gli offriamo le nostre mani affinché possa sostenere i nostri simili, e la
nostra parola affinché possa pronunciare messaggi di conforto e di speranza.
In una predica sentii un messaggio che mi rimase impresso
profondamente: "È inutile, disse il padre, che vi affannate a correggere i
vostri errori, siete troppo deboli... Fate invece nascere il Cristo in voi e
quando sarà cresciuto a sufficienza da prendere il controllo della vostra vita
tutti i vostri errori saranno eliminati".
Noi dovremmo consacrare al Cristo tutti noi stessi, giorno
dopo giorno, al mattino, appena alzati dovremmo alzare le braccia al cielo e
dire: "Grazie, o Signore, della notte che mi hai concessa, ti offro queste
mie mani, queste mie labbra, questa mia mente e questo mio cuore affinché tu li
possa usare come strumenti di pace".
Ciò è tutt'altro che reale per la comune mentalità. Ecco perché il "fenomeno Cristo"
non può essere capito; supera le nostre possibilità di comprensione così come
la grandezza dell'universo, o la coscienza infinita di Dio. Belle parole ma non entrano, non riescono a
generare in noi nessuna emozione e ben sappiamo come la molla per ogni nostra
azione trae l'origine da una istanza emotiva.
Non per nulla la parola emozione significa mettere in
movimento. Questo è il lato tragico della cosa, pochi sentono la viva e reale
presenza del Cristo al punto di provare un'emozione. Questo comporta assenza di
movimento, passività e poco interesse: ecco spiegato il motivo del poco calore
del cristiano praticante e di tanti ministri di Dio che si affannano a far
perseguire agli altri quegli ideali che loro stessi non riescono a realizzare.
Eppure il Cristo c'è e lavora per noi. Egli è dentro il
nostro cuore ed aspetta null'altro che noi, novelle madri, lo facciamo crescere
alla giusta statura. Egli ha voluto nascere in una mangiatoia per dimostrare
che anche il cuore più meschino può offrirgli una dimora. Ha scelto di avere un
traditore su 12 per mostrarci che anche per i traditori vi è un posto presso di
lui. Ha frequentato i relitti umani ed
è stato crocifisso tra due ladroni affinché anche i più emarginati possano
aspirare ad un posto al suo fianco.
Tutto ciò è quanto coloro che si rivolgono ad altre religioni
non hanno compreso nell'intimo del loro cuore. Chi vede nel Budda la perfezione
e la compostezza, e nell'induismo la cultura profonda, non valuta che nella
compostezza del buddismo non vi è spazio per il deliquio di un drogato e nella
sapienza dell'india non può trovarsi a suo agio il deficiente o l'analfabeta. È
solo nel cristianesimo che vi è un posto per tutti, Gesù lo ha ampiamente
dimostrato con le sue opere e lo ha insegnato con le sue parole. Il cristiano
vero dovrebbe sentirsi cittadino del mondo; i confini sociali o razziali
dovrebbero essere da lui completamente superati dalla comprensione,
l'accettazione e l'amore.
Con il cristianesimo cessa l'usanza di sacrificare ciò che
si possiede ed inizia l'offerta di noi stessi, del nostro tempo e del nostro
operato. Sull'esempio del Cristo nasce il servizio, compaiono i missionari, che
prima costruiscono un ospedale e poi la chiesa. Nelle altre religioni ciò non
accade, i Maestri orientali in occidente creano scuole di pensiero non centri
per aiutare i deboli e gli ammalati. Il cristianesimo è una religione attiva,
non si è mai letto che il Cristo se ne stesse seduto ore ed ore a meditare; una
breve preghiera e via a lavorare, "alzati e cammina" è il suo
comando, "andate, guarite e predicate" è il suo volere.
A questo punto qualcuno potrà dire: "E allora? Non
possiamo certo essere tutti quanti come madre Teresa di Calcutta!". Ciò è
vero ma è anche vero che tutti noi siamo al centro di un nucleo sociale e che
possiamo aiutare e servire il Cristo senza neppure allontanarci da casa nostra.
Questo è il fatto importante. Quando faremo il proponimento
di osservare coloro che ci circondano ripetendo in noi: "Ecco in questa
persona vi è il Cristo", allora inizieremo ad essere consapevoli che
l'ingiuria proferita, la violenza fatta, o la pigra omissione non sono un fatto
meramente personale ma una ennesima sofferenza del Cristo ed un'influenza
negativa che si ripercuote su tutta l'umanità. Meditiamo attentamente su quanto
esposto e rendiamoci conto della enorme responsabilità di ogni nostra azione.
Considereremo allora ogni nostro simile come un tempio, più o meno disastrato,
dove il Cristo sofferente si aspetta da noi amorevole comprensione e massima
disponibilità.
Sta scritto nell'Apocalisse: "Io sono fuori della porta
e aspetto... Se mi farai entrare starò a cena con te".
“Ora mentre essi si trovavano in quel luogo, venne per lei
il momento del parto e diede alla luce il suo figliuolo primogenito, Lo
avvolse in fasce e Lo pose in una mangiatoia, perché non vi era posto per loro
nell'albergo” (Luca, 2,6-7).
Quando Maria e Giuseppe cercarono rifugio nella locanda,
comoda e calda, non vi era posto per loro. La situazione di allora si ripete
ancor oggi, nessuno o ben pochi, di coloro che pensano solo a mangiare, bere e
divertirsi, sono disposti a ospitare Gesù nei loro cuori. Chi non “gli apre la
porta”, non accetta neppure di vivere secondo alti ideali.
Ma ecco una stalla. Quella stalla, con la mangiatoia, è un
simbolo; è il simbolo della povertà, delle difficoltà delle condizioni
esteriori. Sì, per l'uomo nel quale dimora lo Spirito sarà sempre così: gli
uomini comuni difficilmente lo apprezzeranno e lo accetteranno. Ma grazie alla
luce che il Bambino proietta al di sopra della mangiatoia, altri lo vedranno
da lontano e verranno a rendergli omaggio ...
L'intelletto, cioè Giuseppe, anziché essere geloso e
ripudiare Maria, come farebbe un uomo rozzo che grida: “Il figlio che hai
messo al mondo non è mio, vattene!...”, deve inchinarsi e dire: “E' Dio che ha
sfiorato il cuore e l'anima di Maria. Io non potevo farlo”. L'intelletto non
deve dunque ribellarsi e adirarsi, ma comprendere correttamente dicendo: “Qui
vi è qualcosa che mi supera”, e proteggere Maria. Ripudiare Maria sarebbe come
ripudiare la metà del suo essere e diventare come coloro che, puramente
intellettuali e razionalisti, hanno eliminato tutto il lato affettivo,
ricettivo, tutte le qualità come la dolcezza, l'umiltà e la bontà.
I tre Re Magi portarono oro, incenso e mirra, e ognuno di
questi doni era simbolico. L'oro significava che Gesù era re: il colore giallo
è il colore della saggezza, il cui splendore brilla sopra il capo degli
Iniziati come una corona di luce. L'incenso significava che era un sacerdote:
l'incenso rappresenta il campo religioso, ma anche del cuore e dell'amore. E la
mirra è il simbolo dell'immortalità: ci si serviva della mirra per imbalsamare
i corpi e per preservarli dalla decomposizione. I Re Magi hanno dunque portato
dei doni che hanno un legame con i tre mondi del pensiero, del sentimento e del
corpo fisico ...
Occupiamoci ora della stalla. In quella stalla non vi erano
né pastori, né greggi, ma soltanto un bue e un asinello. Perché? Da secoli si
ripete questa storia senza capirla, perché il simbolismo universale è andato
perso per l'umanità. La stalla rappresenta il corpo fisico. E il bue? Sapete
che anticamente il bue, il toro, è sempre stato considerato come il principio
generativo. In Egitto, ad esempio, il bue Apis era il simbolo della fertilità e
della fecondità. Il bue è sotto l'influsso di Venere e rappresenta la forza sessuale.
L'asino, invece, è sotto l'influsso di Saturno e rappresenta
la personalità, vale a dire la natura inferiore dell'uomo, quella che chiamiamo
il vecchio Adamo, testardo, ostinato, ma buon servitore. Infatti quei due
animali erano là per servire Gesù. Ma servirlo come? Ora vi rivelerò un grande
mistero.
Quando l'uomo comincia a compiere su di sé un lavoro per la
sua evoluzione, entra in conflitto con la sua personalità e con la sua
sensualità. L'Iniziato è appunto colui che è riuscito a dominare queste due
energie e a metterle al suo servizio. Egli non le reprime. Infatti non è stato
detto che quei due animali siano stati cacciati o soppressi; erano là,
presenti, ma che cosa facevano? Soffiando sul Bambino Gesù lo scaldavano con
il loro fiato. Quindi, quando l'Iniziato è riuscito a trasformare in lui
l'asino e il bue e a metterli al suo servizio, essi riscaldano e alimentano lo
Spirito del Cristo con il loro soffio vitale. Queste energie non sono più
presenti per tormentarlo e per farlo soffrire, ma diventano energie
vivificanti.
Il soffio già è vita. Vedete, il soffio dell'asino e del bue
è una reminiscenza del soffio mediante il quale Dio ha dato l'anima al primo
uomo. L'asino e il bue sono stati utili al Bambino Gesù; ciò significa che
tutti coloro che hanno il Cristo in sé, saranno appoggiati dalla loro personalità
e dalla loro sensualità, perché si tratta di energie straordinariamente utili
se messe all'opera sotto il giusto controllo.
Quella luce, quella stella che brillava sopra la stalla,
significa che da ogni Iniziato, che possiede in sé il Cristo vivente, esce
sempre una luce, una luce che rasserena, una luce che nutre, conforta, guarisce,
purifica e vivifica... Un giorno quella luce verrà notata da lontano da coloro
che percepiscono che qualcosa si
manifesta tramite quell'essere. Ciò che si manifesta è appunto il Cristo, e i
potenti in tutti i campi verranno a lui. Anche i grandi capi religiosi che
credevano di essere giunti al vertice, sentiranno che manca loro qualcosa, che
non sono ancora giunti a quel grado di spiritualità che credevano, per cui
vanno ad apprendere, a inchinarsi e a portare dei doni.
Tratto da: Natale e Pasqua nella tradizione iniziatica,
di Omraam Mikhael Aivanhov,
Edizioni Prosveta.
L'albero che usiamo per Natale, non è un comune albero di
foresta che perde le foglie, è un albero che rimane verde tutto l’anno, non
perde le foglie durante l’inverno come fanno gli altri. Simbolizza la Vita
eterna che il Cristianesimo vissuto porta nell’anima di un individuo.Errore.
L'origine riferimento non è stata trovata. Il Sempreverde è infatti
il simbolo della vita che non si esaurisce mai.
L'albero di Natale rappresenta noi stessi, sia come individui
che come collettività. Quando viviamo in noi i principi spirituali
rappresentati dal Natale, diventiamo alberi di vita e la nostra luce illuminerà
coloro che ci circondano. Le luci e le decorazioni che appendiamo all'albero
dovrebbero essere i pensieri luminosi che si irradiano da noi stessi. Infatti,
ogni volta che formuliamo un pensiero buono e amorevole, da noi esce una luce
che aiuta a trasformare questo mondo di sofferenza e dolore.
Cosa ricaveremo dai simboli natalizi se non diventano parte
integrante della nostra vita? Se non tentiamo i viverli rimarranno vuoti e
senza sostanza.
Il nome magi deriva da maga che significa dono;
colui che partecipa del maga acquisisce un potere magico e una conoscenza
fuori del comune. Lo stato di maga veniva inteso come un livello di coscienza
superiore in cui diventava possibile contattare gli esseri superiori che
presiedono il fuoco, l'acqua, la terra, la vita animale, minerale e vegetale.
Dal VI secolo a.C. fino al VII secolo d.C. Cristo, ed anche
dopo tale data, il peso dei Magi sulla vita politica, sociale e religiosa
dell'area iranica, e su alcune regioni adiacenti, fu certamente notevole. A
conferma di ciò Erodoto racconta come il re medo Astiage ne utilizzasse alcuni
come consiglieri indiscussi che interpellava ogni volta che si trovava a
fronteggiare dei gravi problemi o delle impellenti necessità.
I Magi erano dei profondi conoscitori dell'astrologia e dell'astronomia
di origine caldea. Conoscevano la scienza dell'interpretazione dei sogni ed
erano in grado di entrare in sintonia con le vibrazioni dell'universo, cogliendo
così i segreti celati della natura. Lo storico latino Ammiano Marcellino definì
la loro scienza: “Divinorum incorruptissimus cultus” (da Res Gestae XXIII).
Risalendo nel tempo, alla ricerca storica dei tre Re Magi
del Vangelo, li si trova citati per la prima volta in un testo di autore ignoto,
che si basa su testi di origine greca (Excerpta latina barbari). Scopriamo
in questi scritti che i loro nomi rivestono un profondo significato religioso:
- Balthasar = il
Protetto dal Signore
- Melchior = il
Re della Luce
- Gaspar = Colui che ha conquistato il Farr
A quei tempi si adorava il dio Farr,
considerato come principio igneo, il fuoco primordiale che sottende
tutto l'universo dandogli forza, vita e forma. La simbologia lo vuole
rappresentato come una divinità che tiene un fuoco in mano e ha le spalle che
sprigionano fiamme, raffigurazione che possiamo trovare in alcune monete
dell'epoca.
Talvolta il dio Farr era anche rappresentato con la testa
alata ed il caduceo, attributi tipici di Hermes (Mercurio) che si può
ricondurre a Ermete Trismegisto,
riflesso del Dio egiziano Toth fondatore della magia. Il Farr era perciò
considerato assai potente, capace di sconfiggere le forze demoniache e quelle
del disordine e del caos. Talvolta egli appare anche associato al Dio guerriero
della vittoria.
La veridicità dell'esistenza terrena dei tre Magi viene
anche suffragata dai rapporti fatti da Marco Polo al ritorno del suo viaggio
nelle Indie. Egli raccontò che nella città di Sawah ebbe modo di vedere le
salme di tre sovrani sepolti uno accanto all'altro, in grandi e belle sepolture.
I loro corpi apparivano integri tanto da conservare la barba e i capelli.
Alle sue domande incuriosite seguirono soltanto vaghe
risposte, però, dopo tre giorni di viaggio, accampandosi in un castello, venne
a sapere che si trattava di tre sovrani che, ancora in vita, fecero un lungo
viaggio per offrire dei doni ad un profeta appena nato. I doni vennero
descritti come oro, incenso e mirra. Il tipo di doni, ed il motivo del viaggio,
potrebbero già individuare nei tre sovrani i Re Magi descritti nel Vangelo, ma
nel racconto fatto da Marco Polo compaiono i seguenti fatti ancor più
sorprendenti.
Il primo ad entrare nella grotta di Betlemme fu Gaspar, il
più giovane, che ebbe la netta impressione di trovarsi dinanzi ad un giovane
della sua stessa età. Entrò quindi quello sulla mezza età e vide il bimbo come
un uomo maturo. Entrò per ultimo il più vecchio che si trovò di fronte ad un
anziano incanutito.
I Magi, scambiandosi le rispettive esperienze, rimasero
alquanto sconcertati e decisero di entrare contemporaneamente. A questo punto
poterono vedere il bimbo nella sua vera età di tredici giorni ed offrirgli i
loro doni adorandolo. In risposta a questo gesto ricevettero un cofanetto
contenente una pietra, con la quale il profeta intendeva incitarli a mantenere
una fede solida e sicura. Essi, però, non capirono il significato occulto del
dono ricevuto e gettarono la pietra in un pozzo. Scese allora dal cielo una
fiamma inestinguibile che essi, sbalorditi e pentiti, raccolsero e custodirono
in una chiesa. Ritroviamo pertanto il culto del fuoco: il dio Farr.
Oggi siamo noi che dobbiamo portare la luce..
Oggi l'attesa del Salvatore non è più pregna di significati
perché il materialismo ha ottenebrato le menti ed indurito il cuore degli
uomini. Tutte le religioni sono in crisi, i tempi sono cambiati, i Magi, i
Faraoni ed i Maestri non ci sono più, al loro posto ci siamo noi, che seppur
inconsapevoli del fatto, siamo diventati maggiorenni e dobbiamo prendere
contatto con la nostra origine spirituale.
Oggi siamo noi che dobbiamo vincere il Farr. Evolvere al punto di poter
partecipare alla maga dei Magi, ed unirsi con il Salvatore, onde diventare
portatori di quella luce che una volta accesa non si può, né si deve,
nascondere sotto il porticato.
Il Salvatore è venuto e la via verso i cieli è stata aperta.
L'uomo di buona volontà può ora percepire gli influssi spirituali che permeano
il nostro pianeta senza dei quali l'uomo non avrebbe nessuna motivazione a fare
il bene e coltivare l'amore universale.
Certamente la lotta tra il bene ed il male non è conclusa, anzi è quanto
mai attuale, e se il bene potrà vincere sul male dipende interamente da noi.
Dalla venuta del Salvatore a oggi molte persone si sono
prodigate nel suo silente servizio. Tolleranza, amore, conoscenza e volontà,
sono ancora gli strumenti che l'uomo dispone affinché il Cristo in lui possa
crescere e diventare la sua guida sicura. Soltanto in questo modo potrà
affermare con il Salmista: “Il signore è il
mio pastore, nulla mi mancherà” (Salmo 23).
Anche a noi è stato donato un cofanetto all'atto del
battesimo; che fine ha fatto la bianca pietruzza simbolo di una fede ferma,
salda ed incrollabile? Se l'abbiamo gettata nel pozzo l'amore di Dio ha
comunque acceso una fiammella nel nostro cuore. La fiamma inestinguibile dell'amore, che però molti lasciano
languire per mancanza di nutrimento, e non pensano che il Cristo interiore è
costretto a languire con lei.
La storia dei tre Re Magi è completamente esoterica e così
i doni che ciascuno di essi ha deposto
davanti al bambino Gesù vanno considerati con altri significati di quelli
normalmente accettati. L'oro rappresenta lo spirito, l'incenso il corpo e la
mirra l'anima. Il più grande regalo che possiamo dare al bambino Gesù è infatti
quello di mettere noi stessi (corpo, anima e spirito) al Suo servizio.
L’oro, nelle varie simbologia, è sempre considerato
il rappresentante dello spirito. Così, per esempio, nella prima scena
dell'Anello dei Nibelunghi noi vediamo l'oro del Reno. Il fiume Reno è preso
come emblema dell'acqua e l'oro si vede risplendere sulla rupe simboleggiante
lo Spirito universale nella sua perfetta purezza. Pertanto l'oro è simbolo
dello spirito.
Quando sentiamo parlare degli alchimisti che cercavano di
cambiare i metalli vili in oro dobbiamo sempre ricorda che si tratta di un modo
allegorico per indicare come essi intendessero purificare il corpo fisico,
raffinarlo ed estrarne l'essenza spirituale. Perciò l’oro, il primo dono fatto
a Gesù, corrisponde al proprio spirito, consacrato al Suo servizio.
Il secondo dono, la mirra, è il puro estratto di una
rara pianta aromatica che cresce in Arabia. Essa simboleggia l’anima, ovvero
ciò che l'uomo “estrae” dalle sue esperienze, giorno dopo giorno. Donando la
mirra si dona simbolicamente la propria anima purificata dai desideri e dalle
passione. Quando nell’uomo non vi sono più desideri egoistici né passioni
l’anima “profuma” infatti come un'essenza aromatica. È cosa nota che vi sono
stati dei Santi, che emanavano un aroma, appunto chiamato “profumo di castità”.
Il terzo dono fu l'incenso, una sostanza fisica di
carattere leggerissimo. Spesso, nei servizi religiosi in cui viene usato, le
Entità Angeliche presenti, se ne servono per crearsi un leggero abito con
intervenire meglio nella cerimonia.
Riassumendo i Re Magi offrirono a Gesù lo spirito, l’anima e
il corpo, consacrandoli al servizio dell'umanità. Chi offre questi doni ai suoi
simili, in spirito di amore disinteressato, segue pertanto le orme del Cristo.
La leggenda dice che il primo dei tre Magi fosse giallo, il
secondo nero ed il terzo bianco, rappresentando così le tre razze che abbiamo
sulla Terra: i Mongoli, i Negri e gli uomini Bianchi. Questo indica che, nel
tempo, tutte le razze arriveranno a seguire la benefica religione di Cristo,
non a un Cristo esteriore che taluni ritengono morto in Croce 2000 anni fa, ma
al Cristo che è dentro di noi, nostra Guida e nostro Sacerdote.
Come dice Angelo Silesio:
Anche se il Cristo, mille volte in Betlemme fosse nato,
E non entro di te, l'anima tua sarà desolata.
Alla Croce sul Golgota, guarderai invano,
Se non la saprai innalzare
dentro di te.
Tratto da: La Filosofia
Rosacroce in domande e risposte Vol. I, di Max Heindel.
Il 25 dicembre, giorno di Natale, pone fine al Solstizio
d'Inverno (21 dicembre), ovvero il momento in cui il Sole, raggiunto il punto
più basso sull’orizzonte, ricominciare a salire. Questa data segna l’inizio di
un periodo dell'anno profondamente significativo che corrisponde ai dodici
giorni compresi tra il giorno dopo Natale e l’Epifania.
Questi giorni racchiudono in sé il cuore spirituale del
futuro anno e sono chiamati a giusta ragione, “i Giorni Santi dell'anno”.
Ciascuno dei dodici giorni santi è sotto la direzione di una delle dodici Gerarchie
Celesti, a cui fanno capo i Segni zodiacali che influiscono con le loro energie
su alcuni parti e centri spirituali (chakra) del nostro corpo: il tempio dello
spirito.
Desideriamo pertanto indicare il modo migliore per essere in
completa armonia con le dodici forze zodiacali che impregnano la Terra durante
questo periodo. Lo studente sincero potrà perciò beneficare di questo periodo
sacro per meditare sulla vita e le opere dei Discepoli e dirigere le energie
spirituali dei vari Segni zodiacali verso le parti del corpo o i centri
spirituali, armonizzandoli con esse. Se anno per anno sarà perseverante, non
mancherà di essere ricompensato sotto forma di crescita spirituale.
Dopo il Solstizio d'Inverno (21 dicembre), il nostro pianeta
è permeato dalle potenti radiazioni della Luce Cristica, che continuerà a
manifestarsi con forza fino all’Epifania. Numerose e meravigliose sono le
attività che si svolgono nei mondi spirituali in questo periodo. In questo
lasso di tempo, è perciò più facile entrare in contatto con gli Esseri Divini e
il Cristo, Signore della Luce.
Nelle tenebre dell'epoca attuale, l'uomo ha perso il
contatto con la Luce Cristica e con la luce di rinnovamento spirituale di
questi giorni. Coloro che desiderano crescere spiritualmente sono chiamati a
riscoprire nuovamente questo contatto e a farne una parte vitale nella loro
vita di tutti i giorni. A questo scopo possono servire le seguenti meditazioni,
per ognuno dei dodici giorni santi dell’anno, e durante i giorni in cui domina
il Segno zodiacale ad esso correlato.
Si consigliano gli aspiranti di meditare sul significato profondo dei brani biblici proposti durante il giorno indicato e tutti i giorni in cui sono attivi i ritmi del segno Zodiacale correlato.
Secondo i calendari sacri con l’Ariete inizia il nuovo anno
solare. Il discepolo in rapporto all'Ariete è S. Giacomo, fratello di Giovanni.
Fu il primo a rispondere all'appello del Maestro e a intraprendere il sentiero
del martirio; un vero pioniere spirituale. Durante il mese dell'Ariete,
l'aspirante dovrà studiare la vita di S. Giacomo e sforzarsi di imitarne le
virtù.
La parte del corpo che corrisponde all'Ariete è la testa:
lo studente dovrà visualizzarla con i suoi centri spirituali risvegliati e
illuminati in tutte le loro funzioni ed in piena maturità.
I1 pensiero seme biblico da meditare il 26 dicembre e
durante il segno dell’Ariete (20 marzo - 21 aprile) è il versetto seguente: “Ecco,
io faccio nuove tutte le cose” (Apocalisse 21:5).
I1 discepolo corrispondente al Toro è Luca. La virtù
predominante è l'umiltà, una delle qualità più importanti che l'aspirante deve
coltivare. Quando è ben sviluppata
costituisce un formidabile potere spirituale. Pertanto il 27 dicembre e
durante il segno del Toro è necessario farsi ricettivi e diffondere l'amore e
l'armonia nelle diverse esperienze della nostra vita, siano esse felici o
spiacevoli, esaltanti o depressive.
Il pensiero seme biblico da meditare il 27 dicembre e
durante il segno del Toro (21 aprile – 21 maggio), è il versetto di Giovanni: “Colui
che dimora nell'amore, dimora in Dio e Dio dimora in lui”.
Il Discepolo che corrisponde ai Gemelli è S. Tommaso, il
quale si identificò così intimamente col Cristo che i suoi dubbi, che
riguardavano in pratica ogni essere mortale, vennero trascesi nella
realizzazione dinamica dei poteri Cristici che erano latenti in lui. Numerosi
e meravigliosi furono i suoi miracoli dopo questa trasformazione. Le qualità
da coltivare durante il periodo dei Gemelli sono la pace e l'equilibrio che
S. Paolo aveva raggiunto e che gli fecero dire: “Nessuna di queste cose (il
mondo esteriore) riesce a turbarmi”.
I Gemelli governano le mani.
Si dovrà visualizzarle come se fossero dei fiori profumati e luminosi, dotate
dei preziosi doni di guarigione e di benedizione.
Il pensiero seme biblico da meditare il 28 dicembre e
durante il segno dei Gemelli (22 maggio -
22 giugno) è: “Si calmo e sappi che Io sono Dio”.
L'Ariete è inerente alla vita, il Toro alla forma, i
Gemelli all'intelletto, il Cancro all'anima in quanto rivelatrice della
verità. La consacrazione per il mese del Cancro sarà perciò una ricerca della
luce non ancora apparsa sulla terra e sul mare.
I1 centro spirituale del corpo che corrisponde al Cancro è il plesso solare, che viene
spesso chiamato il “sole dello stomaco”. Durante la meditazione questo centro
va visualizzato come un sole splendente.
Il pensiero seme biblico da meditare i1 29 dicembre e durante il segno del Cancro
(22 giugno - 23 luglio) è il seguente: “Se noi camminiamo nella luce, come
Egli è nella luce, avremo comunione l'un l'altro” (Giovanni).
In questo periodo sul nostro pianeta la Saggezza divina è
intimamente collegata con la natura, per cui tutte le attività dovranno essere
motivate da questa forza; ogni pensiero dovrà irradiare l'amore, ogni parola
vibrare d'amore, ogni atto essere abbellito dall'amore.
Nell’apostolo Giuda è possibile vedere la grande
trasformazione che opera l'energia dell'amore. Esiste un’intima relazione tra
Giuda e Giovanni: Giuda simbolizza la personalità, Giovanni simbolizza lo
Spirito. Vi è un profondo significato nel fatto che Giuda si tolse la vita,
dopo aver tradito il Giusto; infatti la personalità deve sempre decrescere
affinché possa crescere lo spirito.
S. Paolo esorta gli aspiranti sul sentiero a sbarazzarsi
dell'uomo vecchio. Quando la personalità si sottomette allo Spirito, l'amore di
natura inferiore (egoistico e opportunista) cessa di esistere, lasciando spazio
all'amore superiore, rappresentato da Giovanni, il Discepolo che non conobbe
la morte e che, fra i dodici, fu il più vicino a Gesù.
A Leone corrisponde il centro spirituale del cuore. Quando
questo centro svilupperà il suo potenziale divino, diventerà luminoso come i
raggi del Sole che brilla nel cielo.
Il pensiero seme biblico da meditare il 30 dicembre e
durante il segno del Leone (23 luglio – 24 agosto) è il seguente versetto di S.
Paolo: “L'Amore è il compimento
della legge” (Romani 13 10).
Nel tempo, l'Amore del Leone conduce al Servizio
della Vergine. Quando i raggi di questo Segno avvolgono la Terra vi sono
delle energie che tendono al rinnovo e alla purificazione. Ad un certo grado di
sviluppo la purezza diventa per l'uomo un formidabile potere, come sottolineò
Gesù quando disse: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”.
Il Discepolo corrispondente al segno della Vergine è Giacomo
il Giusto, fratello di Giuda e di Simone. Per molti anni fu venerato come capo
della prima Chiesa di Gerusalemme e conosciuto per la sua purezza di carattere
ed il suo servizio altruistico.
L'intestino è la parte del corpo in rapporto con la
Vergine. L'aspirante deve visualizzare quest'organo luminoso e perfettamente
funzionante.
Il pensiero-seme biblico da meditare il 31 dicembre e
durante il segno della Vergine (24 agosto - 23 settembre è il seguente: “Chi
è il maggiore fra di voi, sia il servo di tutti”.
Le qualità della Bilancia
sono bellezza e armonia sono. Quando l'uomo sarà in grado di ricevere
completamente le sue influenze, la povertà, la malattia, la discordia e il
dolore scompariranno.
Il centro del corpo corrispondente alla Bilancia si trova in
corrispondenza delle ghiandole surrenali. Queste ghiandole, quando funzionano
bene, creano un perfetto equilibrio fisico e psicologico in ogni organo. È
perciò bene visualizzarle luminose e perfettamente funzionanti.
Il pensiero-seme biblico da meditare il 1 gennaio e durante il segno della
Bilancia ( 23 settembre - 24 ottobre) è
il seguente: “Conoscerete e la verità vi farà liberi” (Giovanni 8:32).
Discepolo che corrisponde allo Scorpione è Giovanni, colui che seppe talmente
sviluppare la divina scienza della trasmutazione della materia in spirito che
il suo corpo non conobbe la morte.
La parte del corpo che corrisponde allo Scorpione sono i
genitali. Nell'aspirante sincero questi organi diventa un centro di
trasmutazione. Come abbiamo detto, esiste un'intima relazione tra Giuda (la
personalità) e Giovanni (lo spirito). Giuda deve morire affinché Giovanni
possa regnare.
Analogamente vi è uno stretto legame tra il cuore (Leone) e
l'apparato genitale (Scorpione). Finché domina la personalità le energie dei
genitali primeggiano e quelle del cuore hanno solo una funzione secondaria.
Quando la personalità si spiritualizza, è il cuore che domina e le passione
vengono trasmutate in amore divino.
Il pensiero-seme biblico da meditare il 2 gennaio e durante il segno dello
Scorpione (24 ottobre - 23 novembre) è
il seguente:”Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Matteo 5: 8).
Il Discepolo che corrisponde al Sagittario è Filippo. Prima
di incontrare il Cristo, egli non aveva alcuna idea di ciò che poteva
significare uno spirito Cristico. Egli era essenzialmente mentale. Quando fu
pervaso dalla luce Cristica, divenne degno di far parte dei dodici Immortali.
Il Sagittario agisce attraverso il centro energetico
(chakra) che si trova alla base della colonna vertebrale, che, siccome collega
questo centro al cervello, è stata chiamata il “Sentiero del Discepolo”. Quando
l'aspirante vive una vita pura e santa il kundalini (fuoco spirituale) si anima
e si innalza lungo la colonna vertebrale arrivando ad attivare la ghiandola
pineale e il corpo pituitario. È attraverso questo processo che un individuo
ottiene l’Illuminazione spirituale.
E' quello che intendeva il Maestro quando si rivolgeva ai
suo Discepoli dicendo: “Voi siete la Luce del Mondo” (Matteo 5:15). Questo
è il versetto da meditare il 3 gennaio e durante il segno del Sagittario (dal
23 novembre al 22 dicembre).
Questo segno è dedicato agli Arcangeli il cui capo è il
Cristo: è grazie a Loro che ci giunge il formidabile potere in virtù del quale
l'uomo può “essere perfetto come lo è il Padre che sta nei cieli”. Questo è
anche il segno degli Avatar o Maestri spirituali del mondo.
Quando lo spirito Cristico si manifesterà in tutti gli
uomini il nostro pianeta vibrerà in sintonia con la nota musicale del
Capricorno e gli Angeli e gli Arcangeli
avranno un buon motivo per cantare ogni giorno: “Pace in terra agli uomini di
buona volontà”.
Il Discepolo corrispondente al Capricorno è Simone, fratello
di Giacomo e di Giuda. Benché Simone fosse unito al Signore da legami
familiari, egli era il meno disposto ad accettarne la divinità, ma quando si
risvegliò in lui lo spirito del Cristo la sua devozione fu totale. Da quel
momento il suo unico desiderio era quello di Servire il Signore.
I due centri del corpo corrispondenti al Capricorno si
trovano nelle ginocchia. Nell'uomo evoluto spiritualmente questi centri
diverranno dei gloriosi vortici luminosi.
Il seguente versetto ci dà il pensiero seme da meditare
il 4 gennaio e durante il segno del Capricorno (dal 22 dicembre al 20
gennaio): “Possa il Cristo nascere
in voi”.
Questo Segno porta sulla terra il modello cosmico degli
ideali della fratellanza tra gli uomini, destinata ad espandersi in tutto il
mondo. Questo ideale non dovrebbe mai essere contaminato da pensieri, parole o
azioni negative.
Operare per far vivere questo ideale a tutti gli uomini è la
missione dell'Acquario, il divino portatore di acqua. Grazie alla sua influenza
nei prossimi 2000 anni (Età dell’Acquario), l'amore diventerà la forza motrice
del mondo e, come profetizzò S. Paolo, l'amore sarà il compimento della legge.
In altri termini, ogni legge dovrà basarsi sull'amore e l'amore, a sua volta,
costruirà la legge.
Il Discepolo che corrisponde a queste caratteristiche è
Matteo, ricco pubblicano e peccatore, il quale, alla chiamata del Signore,
lasciò tutto e lo seguì con gioia. Rinunciò a tutti i suoi beni materiali per
seguire il sentiero della realizzazione spirituale, di cui è espressione
l'immortale Vangelo che porta il suo nome.
I nostri due arti inferiori sono gli organi che
corrispondono all'Acquario. In questo periodo andrebbero visualizzati come due
colonne con forma armonica e movimenti coordinati.
Il pensiero seme biblico da meditare il 5 gennaio e
durante il segno dell’Acquario (dal 20 gennaio al 19 febbraio) è il seguente
passo d Giovanni: “Voi siete miei amici”.
Questo Segno è l'ultimo prima dell'inizio di un nuovo anno
spirituale, rappresenta perciò un periodo di ricapitolazione e di introspezione. L’influenza dei Pesci lavora affinché l’uomo
raggiunga la perfezione: un’opera a cui lavorano tutte le Gerarchie Creatrici
dall'inizio della evoluzione.
Ricordiamo che l’uomo perfetto non vive più in un corpo
denso materiale, ma in un corpo aereo, spirituale; un corpo “fatto ad immagine
di Dio”, illuminato da stelle scintillanti e da tutti i chakra perfettamente
funzionanti. Questo corpo glorioso è il
“dorato manto nuziale” descritto da Paolo come il “glorioso corpo celeste”. Fu
la visione di questo corpo luminoso, che lo ispirò a dire: “Così Dio creò
l’uomo a sua immagine e somiglianza” (Genesi 1:27).
Il Discepolo corrispondente ai Pesci è Pietro: l'instabile,
l'incerto, l'uomo che, grazie alla fede, risvegliò in sé il Cristo interiore e
divenne la pietra angolare sulla quale fu costruita la Chiesa.
I due centri del corpo in relazione con i Pesci stanno nei
piedi, e nella maggior parte dell'umanità sono ancora dormienti. Nella visione
di Fatima, i ragazzi li descrissero come splendide rose che erano fiorite
nelle mani e nei piedi della Madonna.
Il 6 gennaio e dal 19 febbraio al 20 marzo, è bene meditare
sul seguente pensiero seme biblico: “Così Dio creò l'uomo a Sua
immagine e somiglianza”. (Genesi 1:27).
Liberamente
tratto dal periodico Sentiero Rosacrociano, anno XI, numeri 56 e 57.
Sito:
www.rosacroce.it
Durante i dodici santi giorni dell’anno, la terra è pervasa
dalla luce del Cristo. Il profumo della sua aura trascendente impregna il
pianeta di un raro soave odore, simile ad una miscela di effluvi di rose e di
lillà. Questa radiosa luce e il balsamo guaritore sono quindi gradatamente
assorbiti dalla terra, è perciò necessario approfittare di questo sacro periodo
di tempo, che segna per l'uomo il momento più propizio per incamminarsi sul
Sentiero della Santità.
ARIETE (26 dicembre
e dal 21 marzo al 20 aprile) :
“Vedi, faccio nuove tutte le cose”.
TORO (27 dicembre e dal 21 aprile al 20 maggio) : “Colui che
dimora nell'amore dimora in Dio”.
GEMELLI (28 dicembre e dal 21 maggio al 21 giugno): “Sii calmo e sappi che lo Sono Dio”.
CANCRO (29 dicembre e
dal 22 giugno al 22 luglio): “Se camminiamo nella luce, come Egli è
nella Luce, avremo comunione l'uno con l'altro”.
LEONE (30 dicembre e dal
23 luglio al 22 agosto): “L'Amore è l'adempimento della Legge”.
VERGINE (31 dicembre e
dal 23 agosto al 22 settembre) : “Colui che vuol essere il primo sia
l'ultimo e il servo di tutti”.
BILANCIA (1 gennaio
e al 23 settembre al 22 ottobre) :
“Conoscerete la Verità e la Verità vi renderà liberi”.
SCORPIONE (2 gennaio e
dal 23 ottobre al 21 novembre): “Felici coloro che sono puri di cuore,
perché vedranno Dio”.
SAGITTARIO (3 gennaio e
dal 22 novembre al 20 dicembre): “Voi siete la Luce del Mondo”.
CAPRICORNO (4 gennaio e
dal 21 dicembre al 19 gennaio): “Possa il Cristo formarsi in Voi”.
ACQUARIO (5 gennaio e
dal 20 gennaio al 18 febbraio): “Voi siete miei amici”.
PESCI (6 gennaio e dal 19 febbraio al 20 marzo): “Così
Dio creò l'uomo a Sua immagine e somiglianza”.
Viene chiamato “presepio” la mangiatoia dove nacque il divin
Salvatore. Il costume di fare il santo
Presepio come lo conosciamo oggi risale ai tempi di San Francesco di Assisi. Si
legge infatti nella sua vita che per sua devozione speciale verso il Bambino
Gesù volle creare un presepio di grandezza naturale nella selva detta del
Greco. Nella notte del santo Natale san Francesco stesso fece il diacono
nella Messa solenne e, terminato il Vangelo, tenne alla gente di quei dintorni,
un commovente discorso sul Fanciullo Gesù di Betlemme.
San Bonaventura riporta che la persona che fece i
preparativi per questa solennità vide in quel Presepio un bambino di bellezza
divina che dormiva e san Francesco che lo abbracciava teneramente come per
svegliarlo. Questa testimonianza fu confermata dai molti prodigi operati dalla
paglia su cui comparve coricato il santo Bambino ed in quel luogo venne eretta
una cappella.
L'originale del santo Presepio di trova in Roma nella
basilica di santa Maria MAggiore, detta anche del
Presepio, edificata sotto il pontificato di papa Liberio sul
monte esquilino. In Betlemme sorge una bella basilica eretta per ordine di
sant'Elena, madre di Costantino il Grande, e nel luogo dove nacque Gesù vi è un
abside su cui è scolpito in una stella di marmo: “Hic de Virgine Maria Jesus
Christus natus est”.
L'albero di Natale è una tradizione assai vecchia che viene fatta
risalire agli antichi popoli germanici, in particolare i Teutoni, che nei
giorni più bui dell’anno piantavano davanti alle case un abete ornato di
ghirlande e bruciavano un enorme ceppo nel camino. Questo ceppo veniva scelto
tra i migliori, preferibilmente di quercia (legno propiziatorio che simboleggia
la forza e la solidità), ed era bruciato per 12 giorni consecutivi. Dal modo di
ardere del legno venivano tratti presagi su come sarebbe stato l'anno
successivo.
Simbolicamente si bruciava il passato, e si coglievano i segni del
prossimo futuro: le scintille che salivano nella cappa simboleggiavano il
ritorno dei giorni lunghi, la cenere veniva raccolta e sparsa nei campi per
sperare in abbondanti raccolti.
Nelle famiglie cristiane il ceppo veniva spruzzato di acqua
benedetta e messo solennemente a bruciare dal capo di casa. Talvolta si
traevano presagi dalle scintille mentre le ceneri, alle quali la superstizione
popolare attribuiva particolari poteri, erano conservate ed utilizzate come
rimedi contro calamità e malattie.
Ritroviamo oggi questi simboli nel nostro albero di natale e nelle
nostre vie: le luci e le luminarie sono le scintille del falò, gli oggetti per
le decorazioni sono speranze di prosperità, l'abete sempreverde è la speranza
di rinascita. Anche la tradizione
cristiana ha ripreso il tema dell'albero: la luce che lo illumina rappresenta
la Luce del Cristo sull'umanità, mentre
i frutti, i doni, le decorazioni simboleggiano la sua generosità verso
di noi.
La tradizione dell'albero si estese presso molti altri popoli del
nord Europa e cominciò ad accompagnare la ricorrenza natalizia. Alle ghirlande
si unirono nastri e frutti colorati, poi le candeline, fino a quando, verso la
metà del 1800, alcuni fabbricanti svizzeri e tedeschi cominciarono a preparare
leggeri e variopinti ninnoli di vetro soffiato che diventarono di moda e
divennero l'ornamento tradizionale dell'albero natalizio. Poi arrivarono anche
le lampadine e le decorazioni di plastica; oggi non c'è più limite alla
fantasia per creare addobbi e abbellimenti per i rami.
Nelle case italiane l'albero di Natale è arrivato in circostanze
curiose. Verso la fine del 1800 questa moda dilagava in tutte le corti europee
tra le famiglie della nobiltà. Anche la regina Margherita, moglie di Umberto I°
ne fece allestire uno, in un salone del Quirinale, dove la famiglia reale
abitava. La novità piacque moltissimo e l'albero divenne di casa tra le
famiglie italiane e popolarissimo tra i bambini.
Purtroppo per alimentare questa tradizione ogni anno migliaia e
migliaia di piante vengono sacrificate per essere utilizzate pochi giorni e
finire poi nel camino o nella spazzatura.
Le campane sono così chiamate perché sembra che, in Italia, le prime siano state fatte in Campania dove si fondeva il più “fino e purgato” bronzo, o perchè qui vi siano state introdotte. Comunque è certo che l'uso delle campane risale ai tempi più remoti della cristianità e che varia fu la loro forma. Alcune sono semplici e liscie, altre portano ornati, figure ed iscrizioni. Fra le iscrizioni si ricorda quella speciosa sopra una campana di Bergamo: Convoco, Signo, Noto, Compello, Concino, Ploro, Arma, Dies, Horas, Fulgura, Festa, Rogos. Interessante quella che si poteva leggere su una campana di S. Eustorgio a Milano, detta della predica: Ad verbum vitae cum dan dan dico venite.
Come è costume della Chiesa di consacrare tutto ciò che ha un rapporto con Dio anche le campane vengono benedette. Esse si portano alla chiesa come i neonati, si da' loro un nome, un padrino ed una madrina, benedicendole con un rito speciale che risale al secolo VIII.
Le campane rappresentano il Verbo Cosmico, questa nota
primordiale, questa Forza coesiva che tiene insieme la materia in modo che la
vita possa manifestarsi. Cristo è il suono di Dio nella sua manifestazione, il
figlio di Dio che si manifesta.
C'è “qualcosa” di celestiale nel suono delle campane a
Natale; è un richiamo per “quel qualcosa” che deve essere ricreato in
continuazione. Le campane allora ci avvicinano, come forza di coesione
dell'umanità che si unisce per lodare il Cristo.
In certi posti si usa accendere una candela per ognuna delle
quattro settimane che precedono il Natale. Simbolicamente esse rappresentano le
quattro tappe che noi attraversiamo per accompagnare la Luce del Cristo, che
pian piano si avvicina, fino ad entrare dentro di noi aiutandoci nei nostri
sforzi per essere più amorevoli e compresivi verso il nostro prossimo.
Coloro che sinceramente tentano di farsi avvolgere da questa
Energia Cosmica che viene sulla terra, cominciano a sentire le vibrazioni di
Cristo, l'elevazione, l'espansione dell'amore per il prossimo un po' prima
delle due o tre settimane che precedono il Natale.
Possiamo perciò dire che la prima candela rappresenta il
nostro intento di aprirci al Cristo in arrivo. Lentamente, mentre la Forza
Cristica si avvicina alla terra, diventa più che un semplice pensiero, diventa
un sentimento: la seconda candela. Poi, il giorno di Natale, viene accesa la
terza candela perché il Cristo è diventato
parte della nostra vita. La quarta candela rappresenta l'espressione
del Cristo che si manifesta nel mondo.
La ghirlanda dell'avvento è fatta di sempreverdi, talvolta
di agrifoglio. Il sempreverde rappresenta la vita eterna. L'accensione
graduale delle quattro candele rappresenta la spiritualizzazione delle
componenti dell'uomo: il corpo fisico, l’energia vitale, la mente e le
emozioni.
Prima di Cristo, il vischio era considerato sotto il dominio
della dea Treia o Venere, dea dell'amore, ed è rimasto questo ricordo nel fatto
che ci si baci sotto il vischio. Rappresenta l'amore dell'umanità e il
desiderio di stare vicini, sentimenti che vengono resi più intensi a Natale. In
nessun altro momento dell'anno si riscontra un sentimento di unione più
forte.
Signore Dio, cui appartengono il tempo e l'eternità, accogli la preghiera
di ringraziamento e di pentimento che ti rivolgo al termine di quest'anno.
Molti doni, Signore, mi hai elargito, ed io che cosa ti renderò? Alzerò il
Calice della salvezza e invocherò il tuo nome, proclamando la tua grande bontà.
Molte volte, Signore, ti ho offeso, ma grande è la tua misericordia: accogli
il mio cuore contrito e il mio spirito umiliato e il Sangue prezioso del Figlio
tuo mi purifichi da ogni peccato, perché ogni giorno della mia vita possa
cantare la lode della tua gloria. Amen!
O Dio, che oggi conducete con una Stella i Gentili a conoscere l'Unigenito vostro Figliolo, fate di grazia che noi, che già vi conosciamo per lume di fede, veniamo condotti a contemplare il volto della Maestà vostra. Così sia.
Essi lo adorarono e gli offrirono doni: offriamo noi pure, dietro l'esempio dei Re Magi, i doni a Gesù, e questi doni siano splendidi. Offriamo a profusione a Gesù, con quei santi Re l'oro ed i profumi più squisiti, cioè l'incenso e la mirra.
L'oro che dobbiamo offrire a Gesù Cristo è un amore puro, una carità ardente, quell'oro chiamato l'oro provato e passato dal fuoco che dobbiamo comperare da Gesù Cristo (Apocalisse 3:18). Come si compra l'amore? Coll'amore stesso; più si ama, più s'impara ad amare; amando il prossimo, facendogli del bene, s'impara ad amare Iddio, ed a tal prezzo si acquista il suo amore.
Aggiungetevi l'incenso. L'incenso è qualche cosa che si esala, che ha il suo effetto soltanto nel disperdersi. Colui che rinunzia, che dimentica se stesso, che si consuma dinanzi a Dio, che fa salire verso di Lui le sue pie preghiere, viene ad offrirgli il gradito profumo dell'incenso. Ma è cosa ben da poco se non vi aggiungiamo la mirra, cioè il dolce ricordo della Passione e Morte del Salvatore.
E che cosa daremo ancora a Gesù Cristo? Il disprezzo per i beni terreni. Com'erano contenti, al loro ritorno, i Re Magi per aver offerto le loro ricchezze a Gesù. Offriamogli tutto nei suoi poveri; la parte che diamo loro dei nostri beni è la sola che ci resti, ed a questa a cui rinunciamo, dobbiamo imparare a disgustarci e distaccarci dall'altra.
Fa’, o Signore, che diventiamo tutti un ramo vero e fruttuoso della tuo Vigna.
Aiutaci ad accettarTi nelle nostre vite nella forma in cui vorrai venire, come:
Verità – da dire,
Vita – da vivere,
Luce – da accendere,
Amore – da amare,
Strada – da percorrere,
Gioia – da donare,
Pace – da diffondere,
Sacrifico - da offrire,
nelle nostre famiglie e con tutto il mondo, Amen.
O Signore, accettami come sono, ma aiutami a diventare come
Tu vorresti che io fossi.
* *
*
SOMMARIO
3°
momento: L’immacolata Concezione.
4°
momento: il santo Natale, la celebrazione della nascita di Gesù.
5°
momento: i dodici giorni santi dell’anno.
CONOSCERE
IL CRISTO E LA SUA OPERA
Gesù
di Nazareth e il Signore Cristo
Interpretazione
esoterica del Natale
Il
profondo significato dell’albero di Natale
I
DODICI SANTI GIORNI DELL’ANNO
ARIETE
(26 dicembre e dal 21 marzo al 20
aprile).
TORO
(27 dicembre e dal 21 aprile al 20
maggio).
GEMELLI (28 dicembre e dal 21 maggio al 21 giugno).
CANCRO
(29 dicembre e dal 22 giugno al 22 luglio).
LEONE
(30 dicembre e dal 23 luglio al 22 agosto).
VERGINE
(31 dicembre e dal 23 agosto al 22 settembre).
BILANCIA
(1 gennaio e al 23 settembre al 22
ottobre).
SCORPIONE
(2 gennaio e dal 24 ottobre al 21 novembre).
SAGITTARIO
(3 gennaio e dal 22 novembre al 20 dicembre).
CAPRICORNO
(4 gennaio e dal 21 dicembre al 19 gennaio).
ACQUARIO
(5 gennaio e dal 20 gennaio al 18 febbraio).
PESCI
(6 gennaio e dal 19 febbraio al 20 marzo).
Le
candele dell'Avvento e la ghirlanda di sempreverde.
Preghiera
per l'ultimo giorno dell'anno.
Considerazioni
sull'Epifania di Bossuet.
Invocazione
allo Spirito del Cristo.
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